Page 1972 - Giorgio Vasari
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soletario con molto studio, imitando quanto io potei gl'uomini delle
               corti di tre re, mescolati insieme, ma in modo però che si conosce
               all'arie  de'  volti  di  che  regione  e  soggetto  a  qual  re  sia  ciascuno.
               Conciò sia, che alcuni hanno le carnagioni bianche, i secondi bigie, et
               altri  nere,  oltre  che  la  diversità  delli  abiti  e  varie  portature  fa

               vaghezza e distinzione. È messa la detta tavola in mezzo da due gran
               quadri, nei quali è il resto della corte, cavalli, liofanti e giraffe, e per
               la cappella in varii luoghi sparsi Profeti, Sibille, Evangelisti in atto di

               scrivere.  Nella  cupola  o  vero  tribuna  feci  quattro  gran  figure,  che
               trattano  delle  lodi  di  Cristo,  e  della  sua  stirpe,  e  della  Vergine,  e
               questi sono Orfeo et Omero con alcuni motti greci, Vergilio col motto:
               "Iam redit et Virgo", etc. e Dante con questi versi:



               Tu sei colei che l'umana natura

               nobilitasti sì, che il suo fattore

               non si sdegnò di farsi tua fattura.



               Con molte altre figure et invenzioni delle quali non accade altro dire.
               Dopo, seguitandosi intanto di scrivere il detto libro e ridurlo a buon
               termine, feci in S. Francesco d'Arimini all'altar maggiore una tavola
               grande a olio, con un S. Francesco che riceve da Cristo le stimate nel
               monte della Vernia, ritratto dal vivo; ma perché quel monte è tutto di

               massi e pietre bigie, e similmente S. Francesco et il suo compagno si
               fanno bigi, finsi un sole, dentro al quale è Cristo con buon numero di
               Serafini,  e  così  fa  l'opera  variata,  et  il  Santo  con  altre  figure  tutto

               lumeggiato dallo splendore di quel sole, et il paese aombrato dalla
               varietà  d'alcuni  colori  cangianti,  che  a  molti  non  dispiacciono,  et
               allora  furono  molto  lodati  dal  cardinale  Capodiferro,  legato  della
               Romagna. Condotto poi da Rimini a Ravenna, feci come in altro luogo
               s'è  detto  una  tavola  nella  nuova  chiesa  della  Badia  di  Classi

               dell'Ordine di Camaldoli, dipignendovi un Cristo deposto di croce in
               grembo  alla  Nostra  Donna;  e  nel  medesimo  tempo  feci  per  diversi
               amici molti disegni, quadri, et altre opere minori che sono tante e sì

               diverse, che a me sarebbe difficile il ricordarmi pur di qualche parte,
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