Page 1970 - Giorgio Vasari
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trattenerlo, con bellissimi et onorati ragionamenti, il Molza, Anibal
Caro, Messer Gandolfo, Messer Claudio Tolomei, Messer Romolo
Amasseo, monsignor Giovio, et altri molti letterati e galantuomini, de'
quali è sempre piena la corte di quel signore, si venne a ragionare
una sera fra l'altre del museo del Giovio, e de' ritratti degl'uomini
illustri che in quello ha posti con ordine et inscrizioni bellissime. E
passando d'una cosa in altra, come si fa ragionando, disse monsignor
Giovio avere avuto sempre gran voglia, et averla ancora,
d'aggiugnere al museo et al suo libro degli Elogi un trattato nel quale
si ragionasse degl'uomini illustri nell'arte del disegno, stati da
Cimabue insino a' tempi nostri. Dintorno a che allargandosi, mostrò
certo aver gran cognizione e giudizio nelle cose delle nostre arti, ma
è ben vero che bastandogli fare gran fascio, non la guardava così in
sottile e spesso, favellando di detti artefici, o scambiava i nomi, i
cognomi, le patrie, l'opere, e non dicea le cose come stavano a
punto, ma così alla grossa. Finito che ebbe il Giovio quel suo discorso,
voltatosi a me disse il cardinale: "Che ne dite voi Giorgio, non sarà
questa una bell'opera e fatica?". "Bella", rispos'io "monsignor
illustrissimo, se il Giovio sarà aiutato da chichesia dell'arte a mettere
le cose a' luoghi loro, et a dirle come stanno veramente. Parlo così,
perciò che, se bene è stato questo suo discorso maraviglioso, ha
scambiato e detto molte cose una per un'altra." "Potrete dunque",
soggiunse il cardinale pregato dal Giovio, dal Caro, dal Tolomei e
dagl'altri "dargli un sunto voi, et una ordinata notizia di tutti i detti
artefici, dell'opere loro secondo l'ordine de' tempi. E così aranno anco
da voi questo benefizio le vostre arti." La qual cosa ancor che io
conoscessi essere sopra le mie forze, promisi secondo il poter mio di
far ben volentieri; e così messomi giù a ricercare miei ricordi, e scritti
fatti intorno a ciò, infin da giovanetto, per un certo mio passatempo e
per una affezione che io aveva a la memoria de' nostri artefici, ogni
notizia de' quali mi era carissima, misi insieme tutto che intorno a ciò
mi parve a proposito. E lo portai al Giovio, il quale, poi che molto
ebbe lodata quella fatica, mi disse: "Giorgio mio, voglio che prendiate
voi questa fatica di distendere il tutto in quel modo che ottimamente
veggio saprete fare, perciò che a me non dà il cuore, non conoscendo
le maniere, né sapendo molti particolari che potrete sapere voi,