Page 1966 - Giorgio Vasari
P. 1966

in pittura avessino fatto alcuna cosa d'importanza, se ben vi era stato
               condotto alcuna cosa di fuori di mano del Perugino e di Raffaello, per
               lo  che  m'ingegnai  fare  di  maniera,  per  quanto  si  estendeva  il  mio
               poco sapere, che si avessero a svegliare gl'ingegni di quel paese a
               cose grandi et onorevoli operare. E questo o altro che ne sia stato

               cagione, da quel tempo in qua vi sono state fatte di stucchi e pitture
               molte bellissime opere.

               Oltre  alle  pitture  sopradette,  nella  volta  della  foresteria  del
               medesimo  monasterio  condussi  a  fresco,  di  figure  grandi  quanto  il
               vivo, Gesù Cristo che ha la croce in ispalla, et a imitazione di lui molti

               de' suoi Santi che l'hanno similmente addosso, per dimostrare che a
               chi  vuole  veramente  seguitar  lui,  bisogna  portare  e  con  buona
               pacienza  l'avversità  che  dà  il  mondo.  Al  generale  di  detto  Ordine
               condussi  in  un  gran  quadro  Cristo,  che  aparendo  agl'Apostoli

               travagliati in mare dalla fortuna, prende per un braccio S. Piero, che a
               lui  era  corso  per  l'acqua,  dubitando  non  affogare.  Et  in  un  altro
               quadro  per  l'abate  Capeccio  feci  la  Ressurezione;  e  queste  cose
               condotte a fine, al signor don Pietro di Tolledo viceré di Napoli dipinsi

               a fresco nel suo giardino di Pozzuolo una cappella et alcuni ornamenti
               di stucchi sottilissimi. Per lo medesimo si era dato ordine di far due
               gran logge, ma la cosa non ebbe effetto per questa cagione. Essendo
               stata alcuna differenza fra il viceré e detti monaci, venne il bargello

               con sua famiglia al monasterio per pigliar l'abate et alcuni monaci,
               che in processione avevano avuto parole, per conto di precedenza,
               con i monaci neri. Ma i monaci facendo difesa, aiutati da circa quindici
               giovani che meco di stucchi e pitture lavoravano, ferirono alcuni birri,

               per lo che bisognando di notte cansargli, s'andarono chi qua e là, e
               così io rimaso quasi solo, non solo non potei fare le logge di Pozzuolo,
               ma né anco fare ventiquattro quadri di storie del Testamento Vecchio
               e  della  vita  di  S.  Giovanni  Batista;  i  quali,  non  mi  sadisfacendo  di

               restare in Napoli più, portai a fornire a Roma, donde gli mandai, e
               furono messi intorno alle spalliere e sopra gl'armarii di noce fatti con
               mia  disegni  et  architettura,  nella  sagrestia  di  San  Giovanni
               Carbonaro, convento de' frati eremitani osservanti di Santo Agostino,

               ai quali poco innanzi avea dipinto in una cappella fuor della chiesa in
   1961   1962   1963   1964   1965   1966   1967   1968   1969   1970   1971