Page 1955 - Giorgio Vasari
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arei  potuto  seguitare;  oltre  ciò  non  volli  fare  con  essi  alcun  patto
               fermo  di  danari,  ma  dissi  che  dove  piacesse  loro,  finita  che  fusse
               l'opera  mia,  me  la  pagassero  a  lor  modo,  e  non  piacendo  me  la
               rendessero,  che  la  terrei  per  me  ben  volentieri.  La  qual  condizione
               parendo  loro  troppo  onesta  et  amorevole,  furono  contenti  che  io

               mettessi mano a lavorare.

               Dicendomi essi adunque che vi volevano la Nostra Donna col Figlio in
               collo,  San  Giovanni  Batista  e  San  Ieronimo,  i  quali  ambidue  furono
               eremiti et abitarono i boschi e le selve, mi parti' dall'ermo e scorsi giù
               alla Badia loro di Camaldoli, dove fattone con prestezza un disegno,

               che piacque loro, cominciai la tavola, et in due mesi l'ebbi finita del
               tutto  e  messa  al  suo  luogo,  con  molto  piacere  di  que'  padri  (per
               quanto  mostrarono)  e  mio;  il  quale  in  detto  spazio  di  due  mesi,
               provai quanto molto più giovi agli studii una dolce quiete et onesta

               solitudine, che i rumori delle piazze e delle corti, conobbi dico l'error
               mio, d'avere posto per l'addietro le speranze mie negl'uomini e nelle
               baie e girandole di questo mondo. Finita dunque la detta tavola, mi
               allogorono  subitamente  il  resto  del  tramezzo  della  chiesa,  cioè  le

               storie et altro, che da basso et alto vi andavano di lavoro a fresco,
               perciò  che  le  facessi  la  state  vegnente,  atteso  che  la  vernata  non
               sarebbe  quasi  possibile  lavorare  a  fresco  in  quell'alpe  e  fra  que'
               monti.

               Per tanto, tornato in Arezzo fini' la tavola di San Rocco, facendovi la
               Nostra Donna, sei Santi et un Dio Padre, con certe saette in mano

               figurate per la peste. Le quali mentre egli è in atto di fulminare, è
               pregato da San Rocco et altri Santi per lo popolo. Nella facciata sono
               molte figure a fresco, le quali insieme con la tavola sono come sono.
               Mandandomi  poi  a  chiamare  in  val  di  Caprese  fra'  Bartolomeo

               Graziani, frate di Sant'Agostino dal Monte San Savino, mi diede a fare
               una  tavola  grande  a  olio  nella  chiesa  di  Santo  Agostino  del  monte
               detto, per l'altar maggiore. E così rimaso d'accordo, me ne venni a
               Firenze a vedere Messer Ottaviano, dove stando alcuni giorni, durai

               delle  fatiche  a  far  sì  che  non  mi  rimettesse  al  servizio  delle  corti,
               come  aveva  in  animo;  pure  io  vinsi  la  pugna  con  buone  ragioni,  e
               risolveimi d'andar per ogni modo, avanti che altro facessi, a Roma.
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