Page 1935 - Giorgio Vasari
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forestieri de' quali si è parlato a lungo di sopra in più luoghi; e però
               basterà che qui si sappino i nomi, acciò siano fra gl'altri accademici in
               questa  parte  annoverati.  Sono  dunque  Federigo  Zucchero,  Prospero
               Fontana  e  Lorenzo  Sabatini  bolognesi,  Marco  da  Faenza,  Tiziano
               Vecello, Paulo Veronese, Giuseppo Salviati, il Tintoretto, Alessandro

               Vittoria,  il  Danese  scultori,  Batista  Farinato  veronese  pittore,  et
               Andrea Palladio architetto.

               Ora  per  dire  similmente  alcuna  cosa  degli  scultori  accademici  e
               dell'opere loro, nelle quali non intendo molto volere allargarmi, per
               esser  essi  vivi  e  per  lo  più  di  chiarissima  fama  e  nomea,  dico  che

               Benvenuto Cellini cittadino fiorentino (per cominciarmi dai più vecchi
               e  più  onorati),  oggi  scultore,  quando  attese  all'orefice  in  sua
               giovanezza,  non  ebbe  pari,  né  aveva  forse  in  molti  anni  in  quella
               professione et in fare bellissime figure di tondo e basso rilievo e tutte

               altre  opere  di  quel  mestiero:  legò  gioie  et  adornò  di  castoni
               maravigliosi,  con  figurine  tanto  ben  fatte  et  alcuna  volta  tanto
               bizzarre e capricciose, che non si può, né più, né meglio imaginare.
               Le  medaglie  ancora,  che  in  sua  gioventù  fece  d'oro  e  d'argento,

               furono condotte con incredibile diligenza, né si possono tanto lodare
               che  basti.  Fece  in  Roma  a  papa  Clemente  Settimo  un  bottone  da
               piviale  bellissimo  accomodandovi  ottimamente  una  punta  di
               diamante  intornata  da  alcuni  putti  fatti  di  piastra  d'oro  et  un  Dio

               Padre mirabilmente lavorato, onde oltre al pagamento ebbe in dono
               da quel Papa l'ufizio d'una mazza.

               Essendogli poi dal medesimo Pontefice dato a fare un calice d'oro, la
               coppa del quale dovea esser retta da figure rappresentanti le Virtù
               teologiche,  lo  condusse  assai  vicino  al  fine  con  artifizio
               maravigliosissimo. Ne' medesimi tempi non fu chi facesse meglio, fra

               molti  che  si  provarono,  le  medaglie  di  quel  Papa  di  lui,  come  ben
               sanno  coloro  che  le  videro  e  n'hanno.  E  perché  ebbe  per  queste
               cagioni cura di fare i conii della Zecca di Roma, non sono mai state
               vedute  più  belle  monete  di  quelle  che  allora  furono  stampate  in

               Roma.  E  perciò  dopo  la  morte  di  Clemente,  tornato  Benvenuto  a
               Firenze, fece similmente i conii con la testa del duca Alessandro per
               le monete per la Zecca di Firenze, così belli e con tanta diligenza, che
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