Page 1917 - Giorgio Vasari
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Quattro  anni  sono  ho  avuto  continuamente  animo  di  ringraziare
               Vostra Signoria di due grandissimi benefizii, che ho ricevuto da lei (so
               che questo le parrà strano esordio d'uno che non l'abbia mai vista, né
               conosciuta; certo sarebbe strano se io non l'avessi conosciuta). Il che
               è stato in fin d'allora, che la mia buona ventura volse, anzi il Signor

               Dio, farmi grazia che mi venissero alle mani, non so in che modo, i
               vostri  eccellentissimi  scritti  degl'architettori,  pittori  e  scultori.  Ma  io
               allora non sapea pure una parola italiana, dove ora, con tutto che io

               non abbia mai veduto l'Italia, la Dio mercé, con leggere detti vostri
               scritti,  n'ho  imparato  quel  poco  che  mi  ha  fatto  ardito  a  scrivervi
               questa.  Et  a  questo  desiderio  d'imparare  detta  lingua  mi  hanno
               indotto essi vostri scritti, il che forse non averebbono mai fatto quei
               d'altro  nessuno;  tirandomi  a  volergli  intendere  uno  incredibile  e

               naturale amore, che fin da piccolo ho portato a queste tre bellissime
               arti,  ma  più  alla  piacevolissima  ad  ogni  sesso,  età  e  grado  et  a
               nessuno nociva arte vostra, la pittura. Della quale ancora era io allora

               del  tutto  ignorante  e  privo  di  giudizio,  et  ora,  per  il  mezzo  della
               spesso reiterata lettura de' vostri scritti, n'intendo tanto, che per poco
               che sia o quasi niente, è pur quanto basta a fare che io meno vita
               piacevole e lieta e lo stimo più che tutti gl'onori, agi e ricchezze di
               questo mondo. È questo poco, dico, tanto che io ritrarrei di colori a

               olio,  come  con  qual  si  voglia  disegnatoio,  le  cose  naturali,  e
               massimamente ignudi et abiti d'ogni sorte, non mi essendo bastato
               l'animo  d'intromettermi  più  oltre,  come  dire  a  dipigner  cose  più

               incerte  che  ricercano  la  mano  più  esercitata  e  sicura,  quali  sono
               paesaggi,  alberi,  acque,  nuvole,  splendori,  fuochi,  etc.;  nelle  quali
               cose ancora, sì come anco nell'invenzioni fino a un certo che, forse e
               per  un  bisogno  potrei  mostrare  d'aver  fatto  qualche  poco  d'avanzo
               per  mezzo  di  detta  lettura.  Pur  mi  sono  contento  nel  sopra  detto

               termine di far solamente ritratti, e tanto maggiormente che le molte
               occupazioni, le quali l'uffizio mio porta necessariamente seco, non me
               lo permettono. E per mostrarmi grato e conoscente in alcun modo di

               questi  benefizii  d'avere,  per  vostro  mezzo,  apparato  una  bellissima
               lingua et a dipignere, vi arei mandato con questa un ritrattino del mio
               volto,  che  ho  cavato  dallo  specchio,  se  io  non  avessi  dubitato  se
               questa mia vi troverà in Roma, o no, che forse potreste stare ora in
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