Page 1912 - Giorgio Vasari
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DI DIVERSI ARTEFICI FIAMMINGHI


               Ora ancor che in molti luoghi, ma però confusamente si sia ragionato

               dell'opere d'alcuni eccellenti pittori fiamminghi e dei loro intagli, non
               tacerò i nomi d'alcun'altri, poiché non ho potuto avere intera notizia
               dell'opere, i quali sono stati in Italia, et io gl'ho conosciuti la maggior

               parte, per apprendere la maniera italiana, parendomi che così meriti
               la loro industria e fatica usata nelle nostre arti.
               Lasciando  adunque  da  parte  Martino  d'Olanda,  Giovanni  Eick  da

               Bruggia et Uberto suo fratello, che nel 1410 mise in luce l'invenzione
               e modo di colorire a olio, come altrove s'è detto, e lasciò molte opere
               di  sua  mano  in  Guanto,  in  Ipri  et  in  Bruggia,  dove  visse  e  morì

               onoratamente,  dico  che  dopo  costoro  seguitò  Ruggieri  Vander
               Vueiden  di  Bruselles,  il  quale  fece  molte  opere  in  più  luoghi,  ma
               principalmente  nella  sua  patria  e  nel  palazzo  de'  Signori  quattro
               tavole a olio bellissime di cose pertinenti alla Iustizia.

               Di costui fu discepolo Havesse, del quale abbiàn, come si disse, in

               Fiorenza in un quadretto piccolo che è in man del Duca, la Passione di
               Cristo.  A  costui  successero  Lodovico  da  Lovano,  Luven  fiammingo,
               Pietro Ghrista, Giusto da Guanto, Ugo d'Anversa et altri molti, i quali,
               perché mai non uscirono di loro paese, tennero sempre la maniera
               fiamminga. E se bene venne già in Italia Alberto Durero, del quale si

               è  parlato  lungamente,  egli  tenne  nondimeno  sempre  la  sua
               medesima maniera, se bene fu nelle teste massimamente pronto e
               vivace,  come  è  notissimo  a  tutta  Europa.  Ma  lasciando  costoro  et

               insieme con essi Luca d'Olanda et altri, conobbi nel 1532 in Roma un
               Michele  Cockisien,  il  quale  attese  assai  alla  maniera  italiana  e
               condusse  in  quella  città  molte  opere  a  fresco,  e  particolarmente  in
               Santa  Maria  de  Anima  due  cappelle.  Tornato  poi  al  paese  e  fattosi
               conoscere  per  valent'uomo,  odo  che  fra  l'altre  opere  ritrasse  al  re

               Filippo di Spagna una tavola da una di Giovanni Eick su detto, che è
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