Page 1869 - Giorgio Vasari
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fondare il resto Antonio da San Gallo. Ma non andò molto, che
avendo per la morte di Leone perduto la nazione uno apoggio sì
grande et un principe tanto splendido, si abandonò la fabrica per
quanto durò la vita di papa Adriano VI; poi creato Clemente, per
seguitare il medesimo ordine e disegno fu ordinato che il Sansovino
ritornasse e seguitasse quella fabrica nel medesimo modo che l'aveva
ordinata prima, e così fu rimesso mano a lavorare. Et intanto egli
prese a fare la sepoltura del cardinale d'Aragonia, e quella del
cardinale Aginense, e fatto già cominciare a lavorare i marmi per gli
ornamenti, e fatti molti modelli per le figure, aveva già Roma in poter
suo e faceva molte cose per tutti quei signori importantissime,
quando Dio per castigo di quella città e per abassare la superbia delli
abitatori di Roma permise che venisse Borbone con l'esercito, a' sei
giorni di maggio 1527, e che fusse messo a sacco e ferro e fuoco tutta
quella città; nella quale rovina, oltre a molti altri belli ingegni che
capitarono male, fu forzato il Sansovino a partirsi con suo gran danno
di Roma et a fuggirsi in Vinezia, per indi passare in Francia a' servigi
del Re, dove era già stato chiamato. Ma trattenendosi in quella città
per provedersi molte cose, che di tutte era spogliato, e mettersi a
ordine, fu detto al principe Andrea Griti, il quale era molto amico alle
virtù, che quivi era Iacopo Sansovino; onde venuto in desiderio di
parlargli, perché a punto in que' giorni Domenico cardinale Grimani gli
aveva fatto intendere che 'l Sansovino sarebbe stato a proposito per
le cupole di San Marco, lor chiesa principale, le quali, e dal
fondamento debole, e dalla vecchiaia, e da essere male incatenate,
erano tutte aperte e minacciavano rovina, lo fece chiamare, e dopo
molte accoglienze e lunghi ragionamenti avuti, gli disse che voleva, e
ne lo pregava, che riparasse alla rovina di queste tribune, il che
promise il Sansovino di fare e rimediarvi; e così, preso a fare
quest'opera, vi fece mettere mano; et accomodato tutte l'armadure di
drento e fatto travate a guisa di stelle, puntellò nel cavo del legno di
mezzo tutti i legni che tenevano il cielo della tribuna, e con cortine di
legnami le ricinse di drento in guisa, che poi di fuora e con catene di
ferro stringendole e rinfiancandole con altri muri, e di sotto facendo
nuovi fondamenti a' pilastri che le reggevano, le fortificò et asicurò
per sempre. Nel che fare fece stupire Vinezia e restare sodisfatto non