Page 1862 - Giorgio Vasari
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quel di Iacopo; e così, fatta la forma e gettatolo di metallo, venne
               benissimo. Là dove rinetto e datolo al cardinale, lo tenne fin che visse
               non men caro che se fusse l'antico. E venendo a morte, come cosa
               rarissima  lo  lasciò  alla  Signoria  serenissima  di  Vinezia,  la  quale
               avendolo  tenuto  molti  anni  nell'armario  della  sala  del  Consiglio  de'

               Dieci, lo donò finalmente l'anno 1534 al cardinale di Loreno, che lo
               condusse in Francia.

               Mentre  che  il  Sansovino  acquistando  giornalmente  con  li  studii
               dell'arte  nome  in  Roma  era  in  molta  considerazione,  infermandosi
               Giuliano  da  San  Gallo,  il  quale  lo  teneva  in  casa  in  Borgo  Vecchio,

               quando partì di Roma per venire a Firenze in ceste e mutare aria, gli
               fu da Bramante trovata una camera pure in Borgo Vecchio nel palazzo
               di  Domenico  dalla  Rovere  cardinale  di  San  Clemente,  dove  ancora
               alloggiava  Pietro  Perugino,  il  quale  in  quel  tempo  per  papa  Giulio

               dipigneva la volta della camera di Torre Borgia; per che avendo visto
               Pietro  la  bella  maniera  del  Sansovino,  gli  fece  fare  per  sé  molti
               modelli di cera, e fra gli altri un Cristo deposto di croce, tutto tondo,
               con molte scale e figure, che fu cosa bellissima. Il quale insieme con

               l'altre  cose  di  questa  sorte  e  modelli  di  varie  fantasie,  furono  poi
               raccolte tutte da Messer Giovanni Gaddi, e sono oggi nelle sue case in
               Fiorenza alla piazza di Madonna. Queste cose dico furono cagione che
               'l  Sansovino  pigliò  grandissima  pratica  con  maestro  Luca  Signorelli,

               pittore  cortonese,  con  Bramantino  da  Milano,  con  Bernardino
               Pinturichio, con Cesare Cesariano, che era allora in pregio per avere
               comentato Vitruvio, e con molti altri famosi e begli ingegni di quella
               età.

               Bramante adunque, desiderando che 'l Sansovino fusse noto a papa
               Iulio, ordinò di fargli aconciare alcune anticaglie. Onde egli messovi

               mano mostrò nel rassettarle tanta grazia e diligenza, che 'l Papa e
               chiunque le vidde giudicò che non si potesse far meglio. Le quali lode,
               perché avanzasse se stesso, spronarono di maniera il Sansovino, che
               datosi oltra modo alli studii, essendo anco gentiletto di complessione,

               con qualche trasordine addosso di quelli che fanno i giovani, s'amalò
               di maniera, che fu forzato per salute della vita ritornare a Fiorenza,
               dove giovandoli l'aria nativa, l'aiuto d'esser giovane e la diligenzia e
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