Page 1849 - Giorgio Vasari
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Ritrasse più volte, come s'è detto, Carlo Quinto, et ultimamente fu
               per  ciò  chiamato  alla  corte,  dove  lo  ritrasse,  secondo  che  era  in
               quegli  quasi  ultimi  anni,  e  tanto  piacque  a  quello  invittissimo
               Imperadore il fare di Tiziano, che non volse da che prima lo conobbe
               essere  ritratto  da  altri  pittori,  e  ciascuna  volta  che  lo  dipinse  ebbe

               mille scudi d'oro di donativo. Fu da sua maestà fatto cavaliere con
               provisione  di  scudi  dugento  sopra  la  camera  di  Napoli.  Quando
               similmente  ritrasse  Filippo  re  di  Spagna,  e  di  esso  Carlo  figliuolo,

               ebbe da lui di ferma provisione altri scudi dugento, di maniera che
               aggiunti quelli quattrocento alli trecento, che ha in sul Fondaco de'
               Tedeschi da' signori viniziani, ha senza faticarsi settecento scudi fermi
               di provisione ciascun anno.

               Del quale Carlo Quinto e di esso re Filippo mandò Tiziano i ritratti al
               signor  duca  Cosimo,  che  gli  ha  nella  sua  guardaroba.  Ritrasse

               Ferdinando re de' Romani, che poi fu imperatore, e di quello tutti i
               figliuoli,  cioè  Massimiliano  oggi  imperatore  et  il  fratello,  ritrasse  la
               reina Maria, e per l'imperatore Carlo il duca di Sassonia, quando era
               prigione. Ma che perdimento di tempo è questo? Non è stato quasi

               alcun signore di gran nome, né principe, né gran donna, che non sia
               stata ritratta da Tiziano, veramente in questa parte eccellentissimo
               pittore.  Ritrasse  il  re  Francesco  Primo  di  Francia,  come  s'è  detto,
               Francesco Sforza duca di Milano, il marchese di Pescara, Antonio da

               Leva,  Massimiano  Stampa,  il  signor  Giovanbatista  Castaldo  et  altri
               infiniti  signori.  Parimente  in  diversi  tempi,  oltre  alle  dette,  ha  fatto
               molte  altre  opere:  in  Vinezia  di  ordine  di  Carlo  Quinto  fece  in  una
               gran  tavola  da  altare  Dio  in  Trinità,  dentro  a  un  trono  la  Nostra

               Donna, e Cristo fanciullo con la colomba sopra, et il campo tutto di
               fuoco per lo amore, et il Padre cinto di cherubini ardenti; da un lato è
               il detto Carlo Quinto e dall'altro l'imperatrice, fasciati d'un panno lino,
               con mani giunte in atto d'orare, fra molti Santi, secondo che gli fu

               comandato  da  Cesare,  il  quale  fino  allora  nel  colmo  delle  vittorie,
               cominciò a mostrare d'avere animo di ritirarsi, come poi fece, dalle
               cose mondane, per morire veramente da cristiano timorato de Dio e
               disideroso  della  propria  salute.  La  quale  pittura  disse  a  Tiziano

               l'imperatore,  che  volea  metterla  in  quel  monasterio  dove  poi  finì  il
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