Page 1845 - Giorgio Vasari
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Tiziano, egli la mandò per consiglio di Messer Piero Aretino a donare

               al  detto  imperatore  Carlo  Quinto,  che  gli  fece,  piacendogli
               infinitamente quell'opera, un presente di duemila scudi, e dove aveva
               a  essere  posta  la  detta  pittura  ne  fu  messa  in  suo  cambio  una  di
               mano del Pordenone. Né passò molto, che tornando Carlo Quinto a

               Bologna  per  abboccarsi  con  papa  Clemente  quando  venne  con
               l'esercito d'Ungheria, volle di nuovo essere ritratto da Tiziano, il quale
               ritrasse ancora prima che partisse di Bologna il detto cardinale Ipolito

               de' Medici, con abito all'ungheresca, et in un altro quadro più piccolo
               il  medesimo  tutto  armato;  i  quali  ambidue  sono  oggi  nella
               guardaroba  del  duca  Cosimo.  Ritrasse  in  quel  medesimo  tempo  il
               marchese  del  Vasto,  Alfonso  Davalos,  et  il  detto  Pietro  Aretino,  il
               quale gli fece allora pigliare servitù et amicizia con Federigo Gonzaga,

               duca di Mantoa; col quale andato Tiziano al suo stato, lo ritrasse che
               par  vivo,  e  dopo  il  cardinale  suo  fratello.  E  questi  finiti,  per
               ornamento  d'una  stanza,  fra  quelle  di  Giulio  Romano,  fece  dodici

               teste  dal  mezzo  in  su  de'  dodici  cesari  molto  belle,  sotto  ciascuna
               delle quali fece poi Giulio detto una storia de' fatti loro.

               Ha fatto Tiziano in Cador sua patria una tavola, dentro la quale è una
               Nostra  Donna  e  San  Tiziano  vescovo,  et  egli  stesso  ritratto
               ginocchioni.  L'anno  che  papa  Paulo  Terzo  andò  a  Bologna  e  di  lì  a
               Ferrara, Tiziano andato alla corte ritrasse il detto Papa, che fu opera

               bellissima,  e  da  quello  un  altro  al  cardinale  Santa  Fiore;  i  quali
               ambidue, che gli furono molto bene pagati dal Papa, sono in Roma,
               uno nella guardaroba del cardinale Farnese e l'altro appresso gl'eredi
               di detto cardinale Santa Fiore. E da questi poi ne sono state cavate

               molte  copie,  che  sono  sparse  per  Italia.  Ritrasse  anco  quasi  ne'
               medesimi  tempi  Francesco  Maria  duca  d'Urbino,  che  fu  opera
               maravigliosa, onde Messer Piero Aretino per questo lo celebrò con un
               sonetto, che cominciava:



               Se il chiaro Apelle con la man dell'arte

               rasemplò d'Alessandro il volto e il petto...
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