Page 1847 - Giorgio Vasari
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guardaroba del detto signor Duca fra molte altre nobilissime pitture.
L'anno medesimo, essendo stato il Vasari in Vinezia tredici mesi a
fare, come s'è detto, un palco a Messer Giovanni Cornaro et alcune
cose per la Compagnia della Calza, il Sansovino, che guidava la
fabrica di Santo Spirito, gli aveva fatto fare disegni per tre quadri
grandi a olio, che andavano nel palco, acciò gli conducesse di pittura;
ma essendosi poi partito il Vasari, furono i detti tre quadri allogati a
Tiziano, che gli condusse bellissimi per avere atteso con molt'arte a
fare scortare le figure al di sotto in su. In uno è Abraam che sacrifica
Isaac, nell'altro Davit che spicca il collo a Golia, e nel terzo Abel
ucciso da Cain suo fratello. Nel medesimo tempo ritrasse Tiziano se
stesso, per lasciare quella memoria di sé ai figliuoli. E venuto l'anno
1546, chiamato dal cardinale Farnese andò a Roma, dove trovò il
Vasari che, tornato da Napoli, faceva la sala della Cancelleria al detto
Cardinale, per che essendo da quel signore stato raccomandato
Tiziano a esso Vasari, gli tenne amorevol compagnia in menarlo a
vedere le cose di Roma. E così riposato che si fu Tiziano alquanti
giorni, gli furono date stanze in Belvedere, acciò mettesse mano a
fare di nuovo il ritratto di papa Paulo intero, quello di Farnese e
quello del duca Ottavio, i quali condusse ottimamente e con molta
sodisfazione di que' signori, a persuasione de' quali fece, per donare
al Papa, un Cristo dal mezzo in su, in forma di Ecce Homo, la quale
opera, o fusse che le cose di Michelagnolo, di Raffaello, di Pulidoro e
d'altri l'avessono fatto perdere, o qualche altra cagione, non parve ai
pittori, tuttoché fusse buon'opera, di quell'eccellenza che molte altre
sue e particolarmente i ritratti.
Andando un giorno Michelagnolo et il Vasari a vedere Tiziano in
Belvedere, videro in un quadro, che allora avea condotto, una femina
ignuda figurata per una Danae, che aveva in grembo Giove
trasformato in pioggia d'oro e molto, come si fa in presenza, gliene
lodarono. Dopo partiti che furono da lui, ragionandosi del fare di
Tiziano, il Buonarruoto lo comendò assai, dicendo che molto gli
piaceva il colorito suo e la maniera, ma che era un peccato che a
Vinezia non s'imparasse da principio a disegnare bene e che non
avessono que' pittori miglior modo nello studio. "Conciò sia" diss'egli