Page 1848 - Giorgio Vasari
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"che se quest'uomo fusse punto aiutato dall'arte e dal disegno, come

               è  dalla  natura,  e  massimamente  nel  contrafare  il  vivo,  non  si
               potrebbe  far  più  né  meglio,  avendo  egli  bellissimo  spirito  et  una
               molto vaga e vivace maniera." Et infatti così è vero, perciò che chi
               non  ha  disegnato  assai  e  studiato  cose  scelte,  antiche  o  moderne,

               non può fare bene di pratica da sé, né aiutare le cose che si ritranno
               dal  vivo  dando  loro  quella  grazia  e  perfezzione,  che  dà  l'arte  fuori
               dell'ordine della natura, la quale fa ordinariamente alcune parti che

               non son belle.
               Partito  finalmente  Tiziano  di  Roma,  con  molti  doni  avuti  da  que'

               signori e particolarmente per Pomponio suo figliuolo un benefizio di
               buona  rendita,  si  mise  in  cammino  per  tornare  a  Vinezia,  poi  che
               Orazio  suo  altro  figliuolo  ebbe  ritratto  Messer  Batista  Ceciliano,
               eccellente suonatore di violone, che fu molto buon'opera, et egli fatto

               alcuni altri ritratti al duca Guidobaldo d'Urbino. E giunto a Fiorenza,
               vedute le rare cose di quella città, rimase stupefatto non meno che
               avesse fatto di quelle di Roma, et oltre ciò, visitò il duca Cosimo, che
               era al Poggio a Caiano, offerendosi a fare il suo ritratto, di che non si

               curò molto sua eccellenza forse per non far torto a tanti nobili artefici
               della sua città e dominio.

               Tiziano adunque, arrivato a Vinezia, finì al marchese del Vasto una
               locuzione (così la chiamarono) di quel signore a' suoi soldati, e dopo
               gli fece il ritratto di Carlo Quinto, quello del Re catolico e molti altri. E
               questi lavori finiti, fece nella chiesa di Santa Maria Nuova di Vinezia in

               una tavoletta una Nunziata, e poi facendosi aiutare ai suoi giovani,
               condusse nel refettorio di San Giovanni e Polo un cenacolo, e nella
               chiesa  di  San  Salvadore  all'altar  maggiore  una  tavola,  dove  è  un
               Cristo  trasfigurato  in  sul  monte  Tabor,  et  ad  un  altro  altare  della

               medesima  chiesa  una  Nostra  Donna  annunziata  dall'Angelo.  Ma
               queste opere ultime, ancor che in loro si veggia del buono, non sono
               molto  stimate  da  lui  e  non  hanno  di  quella  perfezzione  che  hanno
               l'altre  sue  pitture.  E  perché  sono  infinite  l'opere  di  Tiziano,  e

               massimamente  i  ritratti,  è  quasi  impossibile  fare  di  tutti  memoria;
               onde dirò solamente de' più segnalati, ma senz'ordine di tempi, non
               importando molto sapere qual fusse prima e qual fatto poi.
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