Page 1840 - Giorgio Vasari
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bella pratica che aveva di colorire, e che meritava il vanto d'essere a'
               tempi nostri il più bello e maggiore imitatore della natura nelle cose
               de' colori; ché egli arebbe nel fondamento del gran disegno aggiunto
               all'Urbinate et al Buonarruoto.

               Dopo condottosi Tiziano a Vicenza, dipinse a fresco sotto la loggetta
               dove si tiene ragione all'udienza publica, il giudizio di Salamone, che

               fu  bell'opera;  appresso  tornato  a  Vinezia  dipinse  la  facciata  de'
               Grimani, et in Padoa nella chiesa di Santo Antonio alcune storie, pure
               a fresco, de' fatti di quel Santo. Et in quella di Santo Spirito fece in
               una piccola tavoletta un San Marco a sedere in mezzo a certi Santi,

               ne' cui volti sono alcuni ritratti di naturale, fatti a olio con grandissima
               diligenza;  la  qual  tavola  molti  hanno  creduto  che  sia  di  mano  di
               Giorgione.  Essendo  poi  rimasa  imperfetta  per  la  morte  di  Giovan
               Bellino  nella  sala  del  Gran  Consiglio  una  storia,  dove  Federigo

               Barbarossa  alla  porta  della  chiesa  di  San  Marco  sta  ginocchioni
               innanzi a papa Alessandro Quarto, che gli mette il piè sopra la gola,
               la  fornì  Tiziano,  mutando  molte  cose  e  facendovi  molti  ritratti  di
               naturale di suoi amici et altri, onde meritò da quel senato avere nel

               Fondaco de' Tedeschi un uffizio, che si chiama la Senseria, che rende
               trecendo  scudi  l'anno;  il  quale  ufficio  hanno  per  consuetudine  que'
               signori di dare al più eccellente pittore della loro città; con questo che
               sia di tempo in tempo ubligato a ritrarre, quando è creato, il principe

               loro  o  uno  doge,  per  prezzo  solo  di  otto  scudi,  che  gli  paga  esso
               principe; il quale ritratto poi si pone in luogo publico per memoria di
               lui nel palazzo di San Marco.

               Avendo  l'anno  1514  il  duca  Alfonso  di  Ferrara  fatto  acconciare  un
               camerino, et in certi spartimenti fatto fare dal Dosso pittore ferrarese
               istorie di Enea, di Marte e Venere, et in una grotta Vulcano con due

               fabbri alla fucina, volle che vi fussero anco delle pitture di mano di
               Gianbellino, il quale fece in un'altra faccia un tino di vin vermiglio con
               alcune  baccanti  intorno,  sonatori,  satiri  et  altri  maschi  e  femine
               inebriati, et appresso un Sileno tutto ignudo e molto bello, a cavallo

               sopra  il  suo  asino,  con  gente  attorno,  che  hanno  piene  le  mani  di
               frutte e d'uve, la quale opera invero fu con molta diligenza lavorata e
               colorita,  in  tanto  che  è  delle  più  belle  opere  che  mai  facesse
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