Page 183 - Giorgio Vasari
P. 183

furono  finite  da  Vicino,  avendole  egli  lasciate  poco  meno  che
               imperfette del tutto.

               Furono dunque in pregio per qualche tempo l'opere di costoro: ma poi
               che  l'opere  di  Giotto  furono,  come  si  dirà  al  luogo  suo,  poste  in
               paragone  di  quelle  d'Andrea,  di  Cimabue  e  degl'altri,  conobbero  i
               popoli  in  parte  la  perfezione  dell'arte,  vedendo  la  differenza  ch'era

               dalla  maniera  prima  di  Cimabue  a  quella  di  Giotto  nelle  figure
               degl'uni e degl'altri, et in quelle che fecero i discepoli et immitatori
               loro. Dal qual principio cercando di mano in mano gl'altri di seguire
               l'orme de' maestri migliori, e sopravanzando l'un l'altro felicemente

               più l'un giorno che l'altro, da tanta bassezza sono state queste arti al
               colpo della loro perfezzione, come si vede, inalzate.

               Visse Andrea anni ottantuno, e morì innanzi a Cimabue nel 1294. E
               per la reputazione e onore che si guadagnò col musaico, per averlo
               egli prima d'ogni altro arrecato et insegnato agl'uomini di Toscana in
               miglior maniera, fu cagione che Gaddo Gaddi, Giotto e gl'altri fecero

               poi l'eccellentissime opere di quel magisterio, che hanno acquistato
               loro fama e nome perpetuo. Non mancò chi dopo la morte d'Andrea lo
               magnificasse con questa iscrizzione:



               Qui giace Andrea, ch'opre leggiadre e belle

               fece in tutta Toscana, et ora è ito

               a far vago lo regno delle stelle.


               Fu discepolo d'Andrea Buonamico Buffalmacco, che gli fece, essendo

               giovanetto,  molte  burle,  e  il  quale  ebbe  da  lui  il  ritratto  di  papa
               Celestino IIII milanese, e quello d'Innocenzo Quarto, l'uno e l'altro de'
               quali ritrasse poi nelle pitture sue che fece a Pisa in S. Paolo a ripa
               d'Arno. Fu discepolo, e forse figliuolo del medesimo, Antonio d'Andrea

               Tafi,  il  quale  fu  ragionevole  dipintore;  ma  non  ho  potuto  trovare
               alcun'opera di sua mano; solo si fa menzione di lui nel vecchio libro
               della Compagnia degli uomini del disegno.

               Merita  dunque  d'essere  molto  lodato  fra  gli  antichi  maestri  Andrea
   178   179   180   181   182   183   184   185   186   187   188