Page 182 - Giorgio Vasari
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greca  le  principali  cose  fatte  da  Dio,  da  che  fece  la  luce  insino  al
               Diluvio; nel giro che è sotto questi, il quale viene allargando le otto
               facce di quella tribuna, sono tutti i fatti di Ioseffo e de' suoi dodici
               fratelli.  Seguitano  poi  sotto  questi  altri  tanti  vani  della  medesima
               grandezza che girano similmente inanzi, nei quali è pur di musaico la

               vita  di  Gesù  Cristo,  da  che  fu  concetto  nel  ventre  di  Maria  insino
               all'Ascensione in cielo; poi ripigliando il medesimo ordine, sotto i tre
               fregi  è  la  vita  di  S.  Giovanni  Battista,  cominciando  dall'apparizione

               dell'Angelo a Zaccheria sacerdote, insino alla decollazione e sepoltura
               che gli danno i suoi discepoli; le quali tutte cose essendo goffe senza
               disegno e senza arte, e non avendo in sé altro che la maniera greca
               di  que'  tempi,  io  non  lodo  semplicemente,  ma  sì  bene  [ho]  avuto
               rispetto al modo di fare di quell'età e all'imperfetto che allora aveva

               l'arte  della  pittura:  senza  che  il  lavoro  è  saldo,  e  sono  i  pezzi  del
               musaico molto bene commessi; insomma il fine di quell'opera è molto
               migliore,  o,  per  dir  meglio,  manco  cattivo  che  non  è  il  principio;

               sebbene il tutto, rispetto alle cose d'oggi, muove più tosto a riso che
               a piacer o maraviglia.

               Andrea finalmente fece con molta sua lode da per sé e senza l'aiuto
               d'Apollonio,  nella  detta  tribuna  sopra  la  banda  della  capella
               maggiore, il Cristo che ancor oggi vi si vede, di braccia sette. Per le
               quali  opere  famoso  per  tutta  l'Italia  divenuto,  e  nella  patria  sua

               eccellente reputato, meritò d'essere onorato e premiato largamente.
               Fu veramente felicità grandissima quella d'Andrea, nascer in tempo
               che goffamente operandosi, si stimasse assai quello che pochissimo o
               più tosto nulla stimare si doveva. La qual cosa medesima avvenne a

               fra Jacopo da Turrita dell'ordine di S. Francesco, perché avendo fatto
               l'opere di musaico che sono nella scarsella dopo l'altare di detto S.
               Giovanni,  nonostante  che  fussero  poco  lodevoli,  ne  fu  con  premii
               straordinarii remunerato, e poi come eccellente maestro condotto a

               Roma, dove lavorò alcune cose nella capella dell'altar maggiore di S.
               Giovanni Laterano, e in quella di S. Maria Maggiore. Poi, condotto a
               Pisa, fece nella tribuna principale del Duomo colla medesima maniera
               che aveva fatto l'altre cose sue, aiutato nondimeno da Andrea Tafi e

               da Gaddo Gaddi, gl'Evangelisti et altre cose che vi sono, le quali poi
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