Page 186 - Giorgio Vasari
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studiar la maniera greca accompagnata con quella di Cimabue. Onde
               fra non molto tempo essendo venuto eccellente nell'arte, gli fu dagli
               Operai di S. Maria del Fiore allogato il mezzo tondo dentro la chiesa
               sopra la porta principale, dove egli lavorò di musaico l'incoronazione
               di Nostra Donna: la qual opera finita, fu da tutti i maestri, e forestieri

               e nostrali, giudicata la più bella che fusse stata veduta ancora in tutta
               Italia di quel mestiero, conoscendosi in essa più disegno, più giudicio
               e  più  diligenza,  che  in  tutto  il  rimanente  dell'opere  che  di  musaico

               allora in Italia si ritrovavano. Onde spartasi la fama di quest'opera, fu
               chiamato Gaddo a Roma l'anno 1308, che fu l'anno dopo l'incendio
               che abbruciò la chiesa e i palazzi di Laterano, da Clemente V al quale
               finì  di  musaico  alcune  cose  lasciate  imperfette  da  fra  Jacopo  da
               Turrita.

               Dopo lavorò nella chiesa di S. Piero, pur di musaico, alcune cose nella

               capella maggiore e per la chiesa, ma particolarmente nella facciata
               dinanzi  un  Dio  Padre  grande  con  molte  figure;  et  aiutando  a  finire
               alcune storie che sono nella facciata di S. Maria Maggiore di musaico,
               migliorò alquanto la maniera, e si partì pur un poco da quella greca

               che non aveva in sé punto di buono.
               Poi  ritornato  in  Toscana,  lavorò  nel  Duomo  vecchio  fuor  della  città

               d'Arezzo per i Tarlati, signori di Pietramala, alcune cose di musaico in
               una volta la quale era tutta di spugne, e copriva la parte di mezzo di
               quel tempio: il quale essendo troppo aggravato dalla volta antica di
               pietre, rovinò al tempo del vescovo Gentile Urbinate, che la fece poi

               rifar tutta di mattoni. Partito d'Arezzo, se n'andò Gaddo a Pisa, dove
               nel  Duomo  sopra  la  capella  dell'Incoronata  fece  nella  nicchia  una
               Nostra Donna che va in cielo, e di sopra un Gesù Cristo che l'aspetta
               e le ha per suo seggio una ricca sedia apparecchiata: la quale opera,

               secondo que' tempi, fu sì bene e con tanta diligenza lavorata, ch'ella
               si è insino a oggi conservata benissimo.

               Dopo  ciò  ritornò  Gaddo  a  Firenze  con  animo  di  riposarsi;  per  che
               datosi  a  fare  piccole  tavolette  di  musaico,  ne  condusse  alcune  di
               guscia  d'uova  con  diligenza  e  pacienza  incredibile;  come  si  può  fra

               l'altro vedere in alcune, che ancor oggi sono nel tempio di S. Giovanni
               di Firenze. Si legge anco che ne fece due per il re Ruberto, ma non se
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