Page 185 - Giorgio Vasari
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VITA DI GADDO GADDI PITTORE FIORENTINO



               Dimostrò  Gaddo  pittore  fiorentino  in  questo  medesimo  tempo  più
               disegno nell'opere sue lavorate alla greca e con grandissima diligenza
               condotte, che non fece Andrea Tafi e gl'altri pittori che furono inanzi a
               lui;  e  nacque  forse  questo  dall'amicizia  e  dalla  pratica  che

               dimesticamente tenne con Cimabue; perché, o per la conformità de'
               sangui o per la bontà degl'animi, ritrovandosi tra loro congiunti d'una
               stretta  benivolenza,  nella  frequente  conversazione  che  avevano
               insieme  e  nel  discorrere  bene  spesso  amorevolmente  sopra  le

               difficultà  dell'arti,  nascevano  ne'  loro  animi  concetti  bellissimi  e
               grandi. E ciò veniva loro tanto più agevolmente fatto, quanto erano
               aiutati  dalla  sottigliezza  dell'aria  di  Firenze,  la  quale  produce
               ordinariamente spiriti ingegnosi e sottili, levando loro continuamente

               d'attorno quel poco di ruggine e grossezza, che il più delle volte la
               natura non puote, con l'emulazione e coi precetti che d'ogni tempo
               porgono i buoni artefici. E vedesi apertamente, che le cose conferite
               fra coloro che nell'amicizia non sono di doppia scorza coperti, come

               che pochi così fatti se ne ritrovino, si riducono a molta perfezzione. Et
               i  medesimi  nelle  scienze  che  imparano,  conferendo,  le  difficultà  di
               quelle, le purgano e le rendono così chiare e facili, che grandissima
               lode se ne trae. Là dove per lo contrario alcuni diabolicamente nella

               professione  dell'amicizia  praticando,  sotto  spezie  di  verità  e
               d'amorevolezza, e per invidia e malizia i concetti loro defraudano; di
               maniera che l'arti non così tosto a quell'eccellenza pervengono che
               farebbono  se  la  carità  abbracciasse  gl'ingegni  degli  spiriti  gentili,

               come veramente strinse Gaddo e Cimabue, e similmente Andrea Tafi
               e Gaddo, che in compagnia fu preso da Andrea a finire il musaico di
               S.  Giovanni.  Dove  esso  Gaddo  imparò  tanto  che  poi  fece  da  sé  i
               Profeti  che  si  veggiono  intorno  a  quel  tempio  nei  quadri  sotto  le

               finestre; i quali avendo egli lavorato da sé solo e con molto miglior
               maniera,  gli  arrecarono  fama  grandissima.  Laonde,  cresciutogli
               l'animo  e  dispostosi  a  lavorare  da  sé  solo,  attese  continuamente  a
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