Page 1824 - Giorgio Vasari
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gl'accademici  et  insomma  tutti  i  pittori,  scultori  et  architetti  di
               Firenze. I quali poi che furono a sedere, dove fra il catafalco e l'altare
               maggiore erano stati buona pezza aspettati da un numero infinito di
               signori e gentiluomini, che secondo i meriti di ciascuno erano stati a
               sedere accomodati, si diede principio a una solennissima messa de'

               morti con musiche e cerimonie d'ogni sorte. La quale finita, salì sopra
               il  pergamo  già  detto  il  Varchi,  che  poi  non  aveva  fatto  mai  cotale
               ufficio che egli lo fece per la illustrissima signora duchessa di Ferrara,

               figliuola del duca Cosimo, e quivi con quella eleganza, con que' modi
               e con quella voce che proprii e particolari furono, in orando, di tanto
               uomo,  raccontò  le  lodi,  i  meriti,  la  vita  e  l'opere  del  divino
               Michelagnolo  Buonarruoti.  E  nel  vero  che  grandissima  fortuna  fu
               quella di Michelagnolo non morire prima che fusse creata la nostra

               Accademia,  da  che  con  tanto  onore  e  con  sì  magnifica  et  onorata
               pompa fu celebrato il suo mortorio. Così a sua gran ventura si dee
               reputare che avenisse che egli inanzi al Varchi passasse di questa ad

               eterna e felicissima vita, poi che non poteva da più eloquente e dotto
               uomo essere lodato. La quale orazione funerale di Messer Benedetto
               Varchi fu poco appresso stampata, sì come fu anco non molto dopo
               un'altra  similmente  bellissima  orazione,  pure  delle  lodi  di
               Michelagnolo e della pittura, stata fatta dal nobilissimo e dottissimo

               Messer Lionardo Salviati, giovane allora di circa ventidue anni, e così
               raro  e  felice  ingegno  in  tutte  le  maniere  di  componimenti  latini  e
               toscani, quanto sa insino a ora e meglio saprà per l'avenire tutto il

               mondo. Ma che dirò o che posso dire che non sia poco della virtù,
               bontà  e  prudenza  del  molto  reverendo  signor  luogotenente,  don
               Vincenzio Borghini sopra detto, se non che lui capo, lui guida e lui
               consigliere,  celebrarono  quell'essequie  i  virtuosissimi  uomini
               dell'Accademia  e  Compagnia  del  Disegno?  Perciò  che  se  bene  era

               bastante  ciascuno  di  loro  a  fare  molto  maggior  cosa  di  quello  che
               fecero nell'arti loro, non si conduce nondimeno mai alcuna impresa a
               perfetto  e  lodato  fine,  se  non  quando  un  solo  a  guisa  d'esperto

               nocchiero  e  capitano  ha  il  governo  di  tutti  e  sopra  gl'altri
               maggioranza.  E  perché  non  fu  possibile  che  tutta  la  città  in  un  sol
               giorno vedesse il detto apparato, come volle il signor Duca fu lasciato
               stare  molte  settimane  in  piedi  a  sodisfazione  de'  suoi  popoli  e  de'
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