Page 1822 - Giorgio Vasari
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Venimus, Arne, tuo confixa en vulnere maesta
               flumina, ut ereptum mundo ploremus honorem.



               Questo quadro fu tenuto molto bello per l'invenzione, per la bellezza
               de' versi e per lo componimento di tutta la storia e vaghezza delle

               figure.  E  perché  il  pittore  non  come  gl'altri  per  commessione  con
               questa  sua  fatica  onorò  Michelagnolo,  ma  spontaneamente,  e  con
               quegli aiuti che gli fece la sua virtù da' suoi cortesi et onorati amici,
               meritò per ciò essere ancora maggiormente comendato.

               In  un  altro  quadro,  lungo  6  braccia  et  alto  4,  vicino  alla  porta  del
               fianco, che va fuori, aveva Tommaso da San Friano, pittore giovane e

               di molto valore, dipinto Michelagnolo come ambasciadore della sua
               patria innanzi a papa Giulio Secondo, come si è detto che andò e per
               quali  cagioni  mandato  dal  Soderino.  Non  molto  lontano  dal  sopra

               detto quadro, cioè poco sotto la detta porta del fianco che va fuori, in
               un altro quadro della medesima grandezza, Stefano Pieri, allievo del
               Bronzino e giovane molto diligente e studioso, aveva (sì come invero
               non molto avanti era avenuto più volte in Roma) dipinto Michelagnolo
               a  sedere  allato  all'illustrissimo  signor  duca  Cosimo  in  una  camera,

               standosi  a  ragionare  insieme,  come  di  tutto  si  è  detto  di  sopra  a
               bastanza.

               Sopra i detti panni neri di che era parata, come si è detto, tutta la
               chiesa intorno intorno, dove non erano storie o quadri di pittura, era
               in ciascuno de' vani delle cappelle imagini di morte, imprese et altre
               simili  cose,  tutte  diverse  da  quelle  che  sogliono  farsi,  e  belle  e

               capricciose. Alcune quasi dolendosi d'avere avuto a privare per forza
               il  mondo  d'un  così  fatt'uomo  avevano  in  un  brieve  queste  parole:
               "Coëgit dura necessitas". Et appresso un mondo, al quale era nato

               sopra  un  giglio  che  aveva  tre  fiori  et  era  tronco  nel  mezzo  con
               bellissima  fantasia  et  invenzione  di  Alessandro  Allori  sopra  detto.
               Altre Morti poi erano fatte con altra invenzione, ma quella fu molto
               lodata,  alla  quale,  essendo  prostrata  in  terra,  l'Eternità  con  una
               palma in mano, aveva un de' piedi posto in sul collo e, guardandola

               con atto sdegnoso, parea che le dicesse la sua necessità o volontà
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