Page 1814 - Giorgio Vasari
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furono  di  mano  di  Vincenzio  Danti  perugino,  del  quale  e  dell'opere
               sue, che sono rare fra i moderni giovani scultori, si parlerà in un altro
               luogo più lungamente.

               Sopra l'altro piedestallo, il quale essendo a man ritta verso l'altare
               maggiore  guardava  verso  la  sagrestia  nuova,  era  una  donna,  fatta
               per  la  Pietà  cristiana,  la  quale  essendo  d'ogni  bontà  e  religione

               ripiena, non è altro che un aggregato di tutte quelle virtù che i nostri
               hanno  chiamate  teologiche  e  di  quelle  che  furono  dai  gentili  dette
               morali;  onde  meritamente,  celebrandosi  da'  cristiani  la  virtù  d'un
               cristiano  ornata  di  santissimi  costumi,  fu  dato  conveniente  et

               onorevole luogo a questa, che risguarda la legge di Dio e la salute
               dell'anime, essendo che tutti gl'altri ornamenti del corpo e dell'animo,
               dove questa manchi, sono da essere poco, anzi nulla stimati. Questa
               figura, la quale avea sotto sé prostrato e da sé calpestato il Vizio o

               vero l'Impietà, era di mano di Valerio Cioli, il quale è valente giovane
               di  bellissimo  spirito,  e  merita  lode  di  molto  giudizioso  e  diligente
               scultore.  Dirimpetto  a  questa,  dalla  banda  della  sagrestia  vecchia,
               era  un'altra  simile  figura  stata  fatta  giudiziosamente  per  la  dea

               Minerva o vero l'Arte, perciò che si può dire con verità che dopo la
               bontà de' costumi e della vita, la quale dee tener sempre appresso i
               migliori  il  primo  luogo,  l'Arte  poi  sia  stata  quella  che  ha  dato  a
               quest'uomo non solo onore e facultà, ma anco tanta gloria che si può

               dire lui aver in vita goduto que' frutti che a pena dopo morte sogliono
               dalla fama trarne, mediante l'egregie opere loro, gl'uomini illustri e
               valorosi; e, quello che è più, aver intanto superata l'invidia, che senza
               alcuna contradizione, per consenso comune, ha il grado e nome della

               principale  e  maggiore  eccellenza  ottenuto;  e  per  questa  cagione
               aveva sotto i piedi questa figura, l'Invidia, la quale era una vecchia
               secca e distrutta, con occhi viperini et insomma con viso e fattezze
               che tutte spiravano tossico e veleno; et oltre ciò, era cinta di serpi et

               aveva  una  vipera  in  mano.  Queste  due  statue  erano  di  mano  d'un
               giovinetto di pochissima età, chiamato Lazzaro Calamech da Carrara,
               il quale ancor fanciullo ha dato infino a oggi in alcune cose di pittura
               e  scultura  gran  saggio  di  bello  e  vivacissimo  ingegno.  Di  mano

               d'Andrea  Calamech,  zio  del  sopra  detto  et  allievo  dell'Amannato,
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