Page 1811 - Giorgio Vasari
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loro  intervenuto),  fatto  che  ebbero  proveditore  Zanobi  Lastricati
               scultore, si risolverono a far cosa più tosto ingegnosa e degna dell'arti
               loro,  che  pomposa  e  di  spesa.  "E  nel  vero,  avendosi  a  onorare"
               dissero  que'  deputati  et  il  loro  proveditore  "un  uomo  come
               Michelagnolo, e da uomini della professione che egli ha fatto, e più

               tosto ricchi di virtù che d'amplissime facultà, si dee ciò fare non con
               pompa regia o soperchie vanità, ma con invenzioni et opere piene di
               spirito  e  di  vaghezza,  che  escano  dal  sapere  della  prontezza  delle

               nostre mani e de' nostri artefici, onorando l'arte con l'arte. Perciò che,
               se  bene  dall'eccellenza  del  signor  Duca  possiamo  sperare  ogni
               quantità di danari che fusse di bisogno, avendone già avuta quella
               quantità  che  abbiamo  domandata,  noi  nondimeno  avemo  a  tenere
               per fermo che da noi si aspetta più presto cosa ingegnosa e vaga per

               invenzione  e  per  arte,  che  ricca  per  molta  spesa  o  grandezza  di
               superbo  apparato."  Ma  ciò  nonostante,  si  vide  finalmente  che  la
               magnificenza  fu  uguale  all'opere  che  uscirono  delle  mani  dei  detti

               accademici, e che quella onoranza fu non meno veramente magnifica,
               che ingegnosa, e piena di capricciose e lodevoli invenzioni.

               Fu dunque in ultimo dato questo ordine, che nella navata di mezzo di
               San Lorenzo, dirimpetto alle due porte de' fianchi, delle quali una va
               fuori  e  l'altra  nel  chiostro,  fusse  ritto,  come  si  fece,  il  catafalco  di
               forma  quadro,  alto  braccia  ventotto,  con  una  Fama  in  cima,  lungo

               undici e largo nove. In sul basamento dunque di esso catafalco, alto
               da  terra  braccia  due,  erano  nella  parte  che  guarda  verso  la  porta
               principale  della  chiesa  posti  due  bellissimi  fiumi  a  giacere,  figurati
               l'uno per Arno e l'altro per lo Tevere. Arno aveva un corno di dovizia

               pieno  di  fiori  e  frutti,  significando  perciò  i  frutti  che  dalla  città  di
               Firenze sono nati in queste professioni, i quali sono stati tanti e così
               fatti,  che  hanno  ripieno  il  mondo,  e  particolarmente  Roma,  di
               straordinaria  bellezza.  Il  che  dimostrava  ottimamente  l'altro  fiume,

               figurato  come  si  è  detto  per  lo  Tevere;  perciò  che  stendendo  un
               braccio,  si  aveva  piene  le  mani  de'  fiori  e  frutti  avuti  dal  corno  di
               dovizia  dell'Arno,  che  gli  giaceva  a  canto  e  dirimpetto.  Veniva  a
               dimostrare  ancora,  godendo  de'  frutti  d'Arno,  che  Michelagnolo  è

               vivuto  gran  parte  degl'anni  suoi  a  Roma,  e  vi  ha  fatto  quelle
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