Page 1812 - Giorgio Vasari
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maraviglie che fanno stupire il mondo. Arno aveva per segno il leone
et il Tevere la lupa con i piccioli Romulo e Remo, et erano ambidue
colossi di straordinaria grandezza e bellezza, e simili al marmo. L'uno,
cioè il Tevere, fu di mano di Giovanni di Benedetto da Castello,
allievo del Bandinello, e l'altro di Battista di Benedetto, allievo
dell'Ammannato, ambi giovani eccellenti e di somma aspettazione.
Da questo piano si alzava una faccia di cinque braccia e mezzo con le
sue cornici di sotto, e sopra, et in su' canti, lasciando nel mezzo lo
spazio di quattro quadri. Nel primo de' quali, che veniva a essere
nella faccia dove erano i due fiumi, era dipinto di chiaro scuro, sì
come erano anche tutte l'altre pitture di questo apparato, il magnifico
Lorenzo vecchio de' Medici, che riceveva nel suo giardino, del quale si
è in altro luogo favellato, Michelagnolo fanciullo, avendo veduti certi
saggi di lui che accennavano, in que' primi fiori, i frutti che poi
largamente sono usciti della vivacità e grandezza del suo ingegno.
Cotale istoria dunque si conteneva nel detto quadro, il quale fu
dipinto da Mirabello e da Girolamo del Crucifissaio, così chiamati, i
quali come amicissimi e compagni presono a fare quell'opera insieme,
nella quale con vivezza e pronte attitudini si vedeva il detto magnifico
Lorenzo, ritratto di naturale, ricevere graziosamente Michelagnolo
fanciulletto e tutto reverente nel suo giardino, et essaminatolo,
consegnarlo ad alcuni maestri che gl'insegnassero. Nella seconda
storia, che veniva a essere, continuando il medesimo ordine, volta
verso la porta del fianco che va fuori, era figurato papa Clemente,
che contra l'openione del volgo, il quale pensava che Sua Santità
avesse sdegno con Michelagnolo per conto delle cose dell'assedio di
Firenze, non solo lo assicura e se gli mostra amorevole, ma lo mette
in opera alla sagrestia nuova et alla libreria di San Lorenzo, ne' quali
luoghi quanto divinamente operasse si è già detto. In questo quadro
adunque era di mano di Federigo fiamingo, detto del Padoano, dipinto
con molta destrezza e dolcissima maniera Michelagnolo che mostra al
Papa la pianta della detta sagrestia, e dietro lui parte da alcuni
Angioletti, e parte da altre figure, erano portati i modelli della
libreria, della sagrestia e delle statue che vi sono oggi finite. Il che
tutto era molto bene accomodato e lavorato con diligenza. Nel terzo