Page 1801 - Giorgio Vasari
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mano una lucerna dal manico; dove esposto il Vasari quel che voleva,
               mandò  per  il  disegno  Urbino  di  sopra,  et  entrati  in  altro
               ragionamento, voltò intanto gli occhi il Vasari a guardare una gamba
               del Cristo sopra la quale lavorava e cercava di mutarla; e per ovviare
               che 'l Vasari non la vedessi, si lasciò cascare la lucerna di mano, e

               rimasti al buio, chiamò Urbino che recassi un lume, et in tanto uscito
               fuori  del  tavolato,  dove  ell'era,  disse:  "Io  sono  tanto  vecchio,  che
               spesso la morte mi tira per la cappa perché io vadia seco, e questa

               mia  persona  cascherà  un  dì  come  questa  lucerna,  e  sarà  spento  il
               lume della vita". Con tutto ciò aveva piacere di certe sorte uomini a
               suo gusto, come il Menighella pittore dozzinale e goffo di Valdarno,
               che  era  persona  piacevolissima,  il  quale  veniva  talvolta  a
               Michelagnolo  che  gli  facessi  un  disegno  di  San  Rocco,  di  Santo

               Antonio  per  dipignere  a'  contadini.  Michelagnolo  che  era  dificile  a
               lavorare  per  i  re,  si  metteva  giù  lassando  stare  ogni  lavoro,  e  gli
               faceva  disegni  semplici  accomodati  alla  maniera  e  volontà,  come

               diceva Menighella, e fra l'altre gli fece fare un modello d'un Crocifisso,
               che era bellissimo, sopra il quale vi fece un cavo, e ne formava di
               cartone  e  d'altre  mesture,  et  in  contado  gli  andava  vendendo,  che
               Michelagnolo crepava delle risa; massime che gli intraveniva di bei
               casi, come con un villano, il quale gli fece dipignere S. Francesco, e

               dispiaciutoli  che  'l  Menighella  gli  aveva  fatto  la  vesta  bigia,  che
               l'arebbe  voluta  di  più  bel  colore,  il  Menighella  gli  fece  in  dosso  un
               piviale  di  broccato,  e  lo  contentò.  Amò  parimente  Topolino

               scarpellino, il quale aveva fantasia d'essere valente scultore, ma era
               debolissimo.  Costui  stette  nelle  montagne  di  Carrara  molti  anni  a
               mandar  marmi  a  Michelagnolo,  né  arebbe  mai  mandato  una  scafa
               carica che non avessi mandato sopra tre o quattro figurine bozzate di
               sua mano, che Michelagnolo moriva delle risa. Finalmente ritornato,

               et  avendo  bozzato  un  Mercurio  in  un  marmo,  si  messe  Topolino  a
               finirlo, et un dì che ci mancava poco, volse Michelagnolo lo vedessi e
               strettamente  operò  li  dicessi  l'openion  sua.  "Tu  sei  un  pazzo,
               Topolino", gli disse Michelagnolo "a volere far figure, non vedi che a

               questo Mercurio dalle ginocchia alli piedi ci manca più di un terzo di
               braccio, che gli è nano, e che tu l'hai storpiato?". "O questo non è
               niente, s'ella non ha altro io ci rimedierò, lassate fare a me." Rise di
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