Page 1798 - Giorgio Vasari
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perché si ricordava di tutto quello che aveva fatto. Nella sua gioventù
               sendo con gli amici sua pittori, giucorno una cena a chi faceva una
               figura che non avessi niente di disegno, che fussi goffa, simile a que'
               fantocci che fanno coloro che non sanno et imbrattano le mura, Qui si
               valse della memoria, perché ricordatosi aver visto in un muro una di

               queste gofferie, la fece come se l'avessi avuta dinanzi di tutto punto,
               e superò tutti que' pittori; cosa dificile in uno uomo tanto pieno di
               disegno, avvezzo a cose scelte, che ne potessi uscir netto.

               È stato sdegnoso e giustamente verso di chi gli ha fatto ingiuria, non
               però  s'è  visto  mai  esser  corso  alla  vendetta,  ma  sì  bene  più  tosto

               pazientissimo  et  in  tutti  i  costumi  modesto,  e  nel  parlare  molto
               prudente e savio, con risposte piene di gravità et alle volte con motti
               ingegnosi, piacevoli et acuti. Ha detto molte cose che sono state da
               noi  notate,  delle  quali  ne  metteremo  alcune,  perché  saria  lungo  a

               descriverle tutte.
               Essendogli  ragionato  della  morte  da  un  suo  amico  dicendogli  che

               doveva  assai  dolergli,  sendo  stato  in  continove  fatiche  per  le  cose
               dell'arte, né mai avuto ristoro, rispose che tutto era nulla, perché se
               la  vita  ci  piace,  essendo  anco  la  morte  di  mano  d'un  medesimo
               maestro,  quella  non  ci  doverebbe  dispiacere.  A  un  cittadino  che  lo

               trovò da Or San Michele in Fiorenza che s'era fermato a riguardare la
               statua  del  San  Marco  di  Donato,  e  lo  domandò  quel  che  di  quella
               figura gli paresse, Michelagnolo rispose che non vedde mai figura che
               avessi più aria di uomo da bene di quella e che se San Marco era

               tale, se gli poteva credere ciò che aveva scritto. Essendogli mostro un
               disegno e raccomandato un fanciullo che allora imparava a disegnare,
               scusandolo  alcuni  che  era  poco  tempo  che  s'era  posto  all'arte,
               rispose: "E' si conosce". Un simil motto disse a un pittore che aveva

               dipinto  una  Pietà  e  non  s'era  portato  bene,  che  ell'era  proprio  una
               pietà a vederla. Inteso che Sebastiano Viniziano aveva a fare nella
               cappella di San Piero a Montorio un frate, disse che gli guasterebbe
               quella  opera;  domandato  della  cagione,  rispose  che  avendo  eglino

               guasto  il  mondo  che  è  sì  grande,  non  sarebbe  gran  fatto  che  gli
               guastassino una cappella sì piccola. Aveva fatto un pittore una opera
               con  grandissima  fatica  e  penatovi  molto  tempo,  e  nello  scoprirla
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