Page 1792 - Giorgio Vasari
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più chi non attende a altra cosa che quella. Per il che ha condotto le
cose sue così col pennello come con lo scarpello, che son quasi
inimmitabili, et ha dato, come s'è detto, tanta arte, grazia et una
certa vivacità alle cose sue - e ciò sia detto con pace di tutti - che ha
passato e vinto gli antichi avendo saputo cavare della dificultà tanto
facilmente le cose, che non paion fatte con fatica, quantunque, [da]
chi disegna poi le cose sue, la vi si trovi per imitarla. È stata
conosciuta la virtù di Michelagnolo in vita e non come aviene a molti
dopo la morte, essendosi visto che Giulio II, Leon X, Clemente VII,
Paulo III, e Giulio III, e Paulo IIII e Pio IIII, sommi pontefici, l'hanno
sempre voluto appresso e, come si sa, Solimanno imperatore de'
Turchi, Francesco Valesio re di Francia, Carlo V imperatore, e la
signoria di Vinezia, e finalmente il duca Cosimo de' Medici, come s'è
detto, e tutti con onorate provisioni, non per altro che per valersi
della sua gran virtù; che ciò non accade se non a uomini di gran
valore come era egli, avendo conosciuto e veduto che queste arti,
tutt'e tre, erano talmente perfette in lui, che non si trova, né in
persone antiche o moderne in tanti e tanti anni che abbia girato il
sole, che Dio l'abbi concesso a altri che a lui. Ha avuto l'immaginativa
tale e sì perfetta, che le cose propostosi nella idea sono state tali che
con le mani, per non potere esprimere sì grandi e terribili concetti, ha
spesso abandonato l'opere sue, anzi ne ha guasto molte, come io so
che, innanzi che morissi di poco, abruciò gran numero di disegni,
schizzi e cartoni fatti di man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche
durate da lui et i modi di tentare l'ingegno suo, per non apparire se
non perfetto, e io ne ho alcuni di sua mano trovati in Fiorenza messi
nel nostro libro de' disegni, dove ancora che vi vegga la grandezza di
quello ingegno, si conosce che quando e' voleva cavar Minerva della
testa di Giove, ci bisognava il martello di Vulcano, imperò egli usò le
sue figure farle di nove e di dieci e di dodici teste, non cercando altro
che col metterle tutte insieme ci fussi una certa concordanza di grazia
nel tutto che non lo fa il naturale, dicendo che bisognava avere le
seste negli occhi e non in mano, perché le mani operano e l'occhio
giudica: che tale modo tenne ancora nell'architettura. Né paia nuovo
a nessuno che Michelagnolo si dilettassi della solitudine, come quello