Page 1777 - Giorgio Vasari
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osservare il nascimento suo fino di terra, è stato forza dividerla in tre
               volte in luogo delle finestre da basso divise dai pilastri, come vedete,
               che e' vanno piramidati in mezzo, dentro del colmo della volta come
               fa  il  fondo  e'  lati  delle  volte  ancora,  e  bisognò  governarle  con  un
               numero infinito di centine, e tanto fanno mutazione e per tanti versi

               di punto in punto, che non ci si può tener regola ferma; e' tondi e'
               quadri  che  vengono  nel  mezzo  de'  lor  fondi  hanno  a  diminuire  e
               crescere per tanti versi et andare a tanti punti, che è dificil cosa a

               trovare il modo vero. Nondimeno, avendo il modello, come fo di tutte
               le cose, non si doveva mai pigliare sì grande errore di volere con una
               centina  sola  governare  tutt'a  tre  que'  gusci,  onde  n'è  nato  ch'è
               bisognato con vergogna e danno disfare, e disfassene ancora un gran
               numero  di  pietre.  La  volta  et  i  conci  et  i  vani  è  tutta  di  trivertino,

               come l'altre cose dabasso, cosa non usata a Roma.


               Fu  assoluto  dal  duca  Cosimo  Michelagnolo,  vedendo  questi

               inconvenienti, del suo venire più a Fiorenza, dicendogli che aveva più
               caro il suo contento, e che seguitasse San Piero, che cosa che potessi
               avere  al  mondo,  e  che  si  quietassi.  Onde  Michelagnolo  scrisse  al
               Vasari nella medesima carta che ringraziava il Duca quanto sapeva e

               poteva di tanta carità, dicendo: "Dio mi dia grazia ch'io possa servirlo
               di  questa  povera  persona",  ché  la  memoria  e  'l  cervello  erano  iti
               aspettarlo altrove. La data di questa lettera fu d'agosto l'anno 1557;
               avendo per questo Michelagnolo conosciuto che 'l Duca stimava e la

               vita e l'onor suo più che egli stesso che l'adorava. Tutte queste cose e
               molt'altre che non fa di bisogno, aviamo appresso di noi scritte di sua
               mano.  Era  ridotto  Michelagnolo  in  un  termine,  che  vedendo  che  in
               San Piero si trattava poco, et avendo già tirato innanzi gran parte del

               fregio  delle  finestre  di  dentro  e  delle  colonne  doppie  di  fuora  che
               girano  sopra  il  cornicione  tondo,  dove  s'ha  poi  a  posare  la  cupola,
               come  si  dirà,  che  confortato  da'  maggiori  amici  suoi  come  dal
               cardinale di Carpi, da Messer Donato Gianozzi e da Francesco Bandini

               e da Tomao de' Cavalieri e dal Lottino, lo stringevano che, poi che
               vedeva il ritardare del volgere la cupola, ne dovessi fare almeno un
               modello; stette molti mesi di così senza risolversi, alla fine vi diede
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