Page 1772 - Giorgio Vasari
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rarissimo e fedele, et ora che lo avevo fatto ricco e che io l'aspettavo
bastone e riposo della mia vecchiezza, m'è sparito, né m'è rimasto
altra speranza che di rivederlo in Paradiso. E di questo n'ha mostro
segno Iddio per la felicissima morte che ha fatto, che più assai che 'l
morire gli è incresciuto lasciarmi in questo mondo traditore con tanti
affanni; benché la maggior parte di me n'è ita seco, né mi rimane
altro che una infinita miseria; e mi vi raccomando.
Fu adoperato al tempo di Paulo Quarto nelle fortificazioni di Roma in
più luoghi, e da Salustio Peruzzi, a chi quel Papa, come s'è detto
altrove, aveva dato a fare il portone di Castello Santo Agnolo, oggi la
metà rovinato; si adoperò ancora a dispensare le statue di quella
opera e vedere i modelli degli scultori e correggerli. Et in quel tempo
venne vicino a Roma lo esercito franzese, dove pensò Michelagnolo
con quella città avere a capitare male; dove Antonio Franzese da
Castel Durante, che gli aveva lassato Urbino in casa per servirlo nella
sua morte, si risolvé fuggirsi di Roma, e segretamente andò
Michelagnolo nelle montagne di Spuleto; dove egli visitando certi
luoghi di romitori, nel qual tempo scrivendoli il Vasari e mandandogli
una operetta, che Carlo Lenzoni cittadino fiorentino alla morte sua
aveva lasciata a Messer Cosimo Bartoli, che dovessi farla stampare e
dirizzare a Michelagnolo, finita che ella fu in que' dì la mandò il Vasari
a Michelagnolo, che ricevuta, rispose così: