Page 1775 - Giorgio Vasari
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Dio il voglia Vasari che io la tenga a disagio qualche anno, e so che
               mi direte bene che io sia vecchio e pazzo a voler fare sonetti; ma
               perché molti dicono che io sono rimbambito, ho voluto fare l'uffizio
               mio. Per la vostra veggo l'amore che mi portate, e sappiate per cosa
               certa  che  io  arei  caro  di  riporre  queste  mie  debili  ossa  a  canto  a

               quelle  di  mio  padre,  come  mi  pregate:  ma  partendo  di  qua  sarei
               causa  d'una  gran  rovina  della  fabbrica  di  San  Piero,  d'una  gran
               vergogna e d'un grandissimo peccato. Ma come sia stabilita che non

               possa  essere  mutata,  spero  far  quanto  mi  scrivete,  se  già  non  è
               peccato a tenere a disagio parecchi ghiotti che aspettano mi parta
               presto.



               Era con questa lettera scritto pur di suo mano il presente sonetto:



               Giunto è già 'l corso della vita mia
               con tempestoso mar per fragil barca

               al comun porto, ov'a render si varca

               conto e ragion d'ogni opra trista e pia.

               Onde l'affettuosa fantasia,

               che l'arte mi fece idolo e monarca,

               cognosco or ben, quant'era d'error carca,

               e quel ch'a mal suo grado ognun desia.
               Gli amorosi pensier già vani e lieti

               che fien or, s'a due morti mi avicino?

               D'una son certo, e l'altra mi minaccia.

               Né pinger né scolpir fia più che queti

               l'anima volta a quello amor divino,

               ch'aperse a prender noi in croce le braccia.


               Per il che si vedeva che andava ritirando verso Dio e lasciando le cure
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