Page 1773 - Giorgio Vasari
P. 1773

Messer Giorgio amico caro. Io ho ricevuto il libretto di Messer Cosimo
               che voi mi mandate, et in questa sarà una di ringraziamento; pregovi
               che gliene diate, et a quella mi raccomando.

               Io ho avuto a questi dì con gran disagio e spesa e gran piacere nelle

               montagne  di  Spuleti  a  visitare  que'  romiti,  in  modo  che  io  son
               ritornato men che mezzo a Roma, perché veramente e' non si trova
               pace se non ne' boschi. Altro non ho che dirvi, mi piace che stiate
               sano e lieto, e mi vi raccomando. De' 18 di settembre 1556.



               Lavorava Michelagnolo quasi ogni giorno per suo passatempo intorno
               a quella pietra che s'è già ragionato, con le quattro figure, la quale

               egli  spezzò  in  questo  tempo  per  queste  cagioni:  perché  quel  sasso
               aveva  molti  smerigli  et  era  duro  e  faceva  spesso  fuoco  nello
               scarpello;  o  fusse  pure  che  il  giudizio  di  quello  uomo  fussi  tanto
               grande che non si contentava mai di cosa che e' facessi: e che e' sia il
               vero, delle sue statue se ne vede poche finite nella sua virilità, ché le

               finite affatto sono state condotte da lui nella sua gioventù, come il
               Bacco,  la  Pietà  della  Febre,  il  Gigante  di  Fiorenza,  il  Cristo  della
               Minerva,  che  queste  non  è  possibile  né  crescere  né  diminuire  un

               grano  di  panìco  senza  nuocere  loro;  l'altre  del  duca  Giuliano  e
               Lorenzo, Notte et Aurora, e 'l Moisè con altre dua in fuori, che non
               arrivano tutte a undici statue, l'altre dico sono state imperfette, e son
               molte  maggiormente,  come  quello  che  usava  dire,  che  se  s'avessi
               avuto a contentare di quel che faceva, n'arebbe mandate poche, anzi,

               nessuna fuora; vedendosi ch'egli era ito tanto con l'arte e col giudizio
               innanzi,  che  com'egli  aveva  scoperto  una  figura  e  conosciutovi  un
               minimo  che  d'errore,  la  lasciava  stare  e  correva  a  manimettere  un

               altro marmo, pensando non avere a venire a quel medesimo; et egli
               spesso diceva essere questa la cagione che egli diceva d'aver fatto sì
               poche  statue  e  pitture.  Questa  Pietà,  come  fu  rotta,  la  donò  a
               Francesco  Bandini.  In  questo  tempo  Tiberio  Calcagni  scultore
               fiorentino  era  divenuto  molto  amico  di  Michelagnolo,  per  mezzo  di

               Francesco Bandini e di Messer Donato Giannotti, et essendo un giorno
   1768   1769   1770   1771   1772   1773   1774   1775   1776   1777   1778