Page 1776 - Giorgio Vasari
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dell'arte per le persecuzioni de' suoi maligni artefici e per colpa di
alcuni soprastanti della fabbrica, che arebbono voluto, come e'
diceva, menar le mani. Fu risposto per ordine del duca Cosimo a
Michelagnolo dal Vasari con poche parole in una lettera confortandolo
al rimpatriarsi, e col sonetto medesimo corrispondente alle rime.
Sarebbe volentieri partitosi di Roma Michelagnolo, ma era tanto
stracco et invecchiato, che aveva, come si dirà più basso, stabilito
tornarsene; ma la volontà era pronta, inferma la carne, che lo
riteneva in Roma. Et avvenne di giugno l'anno 1557, avendo egli fatto
modello della volta che copriva la nicchia che si faceva di trevertino
alla cappella del re, che nacque per non vi potere ire, come soleva,
uno errore: che il capo maestro in sul corpo di tutta la volta prese la
misura con una centina sola, dove avevano a essere infinite.
Michelagnolo, come amico e confidente del Vasari, gli mandò di sua
mano disegni con queste parole scritte a piè di dua:
La centina segnata di rosso la prese il capo maestro sul corpo di tutta
la volta; di poi, come si cominciò a passar al mezzo tondo, che è nel
colmo di detta volta, s'accorse dell'errore che faceva detta centina,
come si vede qui nel disegno le segnate di nero. Con questo errore è
ita la volta tanto innanzi, che s'ha a disfare un gran numero di pietre,
perché in detta volta non ci va nulla di muro, ma tutto trivertino, et il
diametro de' tondi, che senza la cornice gli ricigne di ventidue palmi.
Questo errore, avendo il modello fatto appunto, come fo d'ogni cosa,
è stato fatto per non vi potere andare spesso per la vecchiezza; e
dove io credetti che ora fussi finita detta volta, non sarà finita in tutto
questo verno; e se si potessi morire di vergogna e dolore, io non
sarei vivo. Pregovi che raguagliate il Duca ché io non sono ora a
Fiorenza.
E seguitando nell'altro disegno dove egli aveva disegnato la pianta
diceva così:
Messer Giorgio, perché sia meglio inteso la dificultà della volta, per