Page 1768 - Giorgio Vasari
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al trionfo, che mi scrivete d'aver visto rinascere un altro Buonaruoto,
               del quale aviso vi ringrazio quanto so e posso; ma ben mi dispiace tal
               pompa, perché l'uomo non dee ridere quando il mondo tutto piange.
               Però  mi  pare  che  Lionardo  non  abbia  a  fare  tanta  festa  d'uno  che
               nasce, con quella allegrezza che s'ha a serbare alla morte di chi è ben

               vissuto.  Né  vi  maravigliate  se  non  rispondo  subito:  lo  fo  per  non
               parere mercante. Ora io vi dico che per le molte lode, che per detta
               mi date, se io ne meritassi sol una, mi parrebbe, quando io mi vi detti

               in  anima  et  in  corpo,  avervi  dato  qualcosa,  et  aver  sadisfatto  a
               qualche  minima  parte  di  quel  che  io  vi  son  debitore;  dove  vi
               ricognosco ogni ora creditore di molte più che io non ho da pagare. E
               perché  son  vecchio  oramai  non  spero  in  questa,  ma  nell'altra  vita
               potere pareggiare il conto: però vi prego di pazienzia, e son vostro, e

               le cose di qua stan pur così.


               Aveva già nel tempo di Paulo Terzo mandato il duca Cosimo il Tribolo

               a Roma per vedere se egli avesse potuto persuadere Michelagnolo a
               ritornare a Fiorenza, per dar fine alla sagrestia di San Lorenzo. Ma
               scusandosi Michelagnolo che invecchiato non poteva più il peso delle
               fatiche,  e  con  molte  ragioni  lo  escluse,  che  non  poteva  partirsi  di

               Roma. Onde il Tribolo dimandò finalmente della scala della libreria di
               San Lorenzo, della quale Michelagnolo aveva fatto fare molte pietre,
               e  non  ce  n'era  modello  né  certezza  appunto  della  forma;  e
               quantunque ci fussero segni in terra in un mattonato et altri schizzi di

               terra,  la  propria  et  ultima  risoluzione  non  se  ne  trovava.  Dove  per
               preghi  che  facessi  il  Tribolo  e  ci  mescolassi  il  nome  del  Duca,  non
               rispose mai altro, se non che non se ne ricordava. Fu dato dal duca
               Cosimo  ordine  al  Vasari  che  scrivesse  a  Michelagnolo  che  gli

               mandassi a dire che fine avesse a avere questa scala; ché forse per
               l'amicizia  et  amore  che  gli  portava,  doverebbe  dire  qualcosa,  che
               sarebbe cagione che venendo tal risoluzione ella si finirebbe. Scrisse
               il  Vasari  a  Michelagnolo  l'animo  del  Duca,  e  che  tutto  quel  che  si

               aveva  a  condurre  toccherebbe  a  lui  esserne  lo  essecutore,  il  che
               farebbe con quella fede che sapeva che e' soleva aver cura delle cose
               sue. Per il che mandò Michelagnolo l'ordine di far detta scala in una
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