Page 1745 - Giorgio Vasari
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casse di modegli con gran numero di cartoni finiti per far pitture e
               parte d'opere fatte, che venutogli fantasia d'andarsene in Francia gli
               portò seco, e la Leda la vendé al re Francesco per via di mercanti,
               oggi a Fontanableò, et i cartoni e disegni andaron male, perché egli si
               morì là in poco tempo e gliene fu rubati, dove si privò questo paese

               di  tante  e  sì  utili  fatiche  che  fu  danno  inestimabile.  A  Fiorenza  è
               ritornato poi il cartone della Leda, che l'ha Bernardo Vecchietti, e così
               quattro pezzi di cartoni della cappella di ignudi e Profeti condotti da

               Benvenuto Cellini scultore, oggi appresso agli eredi di Girolamo degli
               Albizi.

               Convenne a Michelagnolo andare a Roma a papa Clemente, il quale
               benché adirato con lui, come amico della virtù gli perdonò ogni cosa e
               gli diede ordine che tornasse a Fiorenza e che la libreria e sagrestia
               di  S.  Lorenzo  si  finissero  del  tutto,  e  per  abreviare  tal  opera  una

               infinità di statue che ci andavano compartirono in altri maestri. Egli
               n'allogò due al Tribolo, una a Raffaello da Monte Lupo et una a fra'
               Giovan Agnolo frate de' Servi, tutti scultori, e gli diede aiuto in esse
               facendo  a  ciascuno  i  modelli  in  bozze  di  terra,  laonde  tutti

               gagliardamente  lavorarono  et  egli  ancora  alla  libreria  faceva
               attendere, onde si finì il palco di quella d'intagli in legnami con suoi
               modelli,  i  quali  furono  fatti  per  le  mani  del  Carota  e  del  Tasso
               fiorentini,  eccellenti  intagliatori  e  maestri,  et  ancora  di  quadro,  e

               similmente  i  banchi  dei  libri  lavorati  allora  da  Batista  del  Cinque  e
               Ciapino amico suo, buoni maestri in quella professione. E per darvi
               ultima fine fu condotto in Fiorenza Giovanni da Udine divino, il quale
               per lo stucco della tribuna insieme con altri suo lavoranti et ancora

               maestri  fiorentini,  vi  lavorò.  Laonde  con  sollecitudine  cercarono  di
               dare fine a tanta impresa.

               Per che volendo Michelagnolo far porre in opera le statue, in questo
               tempo  al  Papa  venne  in  animo  di  volerlo  appresso  di  sé,  avendo
               desiderio di fare le facciate della cappella di Sisto, dove egli aveva
               dipinto  la  volta  a  Giulio  II,  suo  nipote;  nelle  quali  facciate  voleva

               Clemente che nella principale dove è l'altare vi si dipignessi il Giudizio
               Universale,  acciò  potessi  mostrare  in  quella  storia  tutto  quello  che
               l'arte del disegno poteva fare; e nell'altra dirimpetto sopra la porta
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