Page 1730 - Giorgio Vasari
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una figura, ma tutto il peso del mondo, apparente tale mediante la
               venerabilissima maiestà di quello e la maniera del moto, nel quale
               con un braccio cigne alcuni putti, quasi che egli si sostenga, e con
               l'altro  porge  la  mano  destra  a  uno  Adamo,  figurato  di  bellezza,  di
               attitudine e di dintorni di qualità che e' par fatto di nuovo dal sommo

               e primo suo creatore più tosto che dal pennello e disegno d'uno uomo
               tale. Poco di sotto a questa in una altra istoria fé il suo cavar della
               costa della madre nostra Eva, nella quale si vede quegli ignudi l'un

               quasi  morto  per  essere  prigion  del  sonno,  e  l'altra  divenuta  viva  e
               fatta vigilantissima per la benedizione di Dio. Si conosce dal pennello
               di questo ingegnosissimo artefice interamente la diferenza che è dal
               sonno  alla  vigilanza,  e  quanto  stabile  e  ferma  possa  apparire
               umanamente  parlando  la  maestà  divina.  Séguitale  di  sotto  come

               Adamo,  alle  persuasioni  d'una  figura  mezza  donna  e  mezza  serpe,
               prende  la  morte  sua  e  nostra  nel  pomo,  e  veggonvisi  egli  et  Eva
               cacciati  di  Paradiso.  Dove  nelle  figure  dell'Angelo  appare  con

               grandezza e nobiltà la esecuzione del mandato d'un Signore adirato,
               e nella attitudine di Adamo il dispiacere del suo peccato, insieme con
               la  paura  della  morte;  come  nella  femina  similmente  si  conosce  la
               vergogna,  la  viltà  e  la  voglia  del  raccomandarsi,  mediante  il  suo
               restrignersi nelle braccia, giuntar le mani a palme e mettersi il collo

               in  seno;  e  nel  torcer  la  testa  verso  l'Angelo,  che  ella  ha  più  paura
               della  iustizia  che  speranza  nella  misericordia  divina.  Né  di  minor
               bellezza è la storia del sacrificio di Caino et Abel, dove sono chi porta

               le legne e chi soffia chinato nel fuoco et altri che scannono la vittima;
               la quale certo non è fatta con meno considerazione et accuratezza
               che le altre. Usò l'arte medesima et il medesimo giudizio nella storia
               del Diluvio, dove appariscono diverse morti d'uomini, che spaventati
               dal terror di quei giorni, cercano il più che possono per diverse vie

               scampo alle lor vite. Perciò che nelle teste di quelle figure, si conosce
               la vita esser in preda della morte, non meno che la paura, il terrore
               et il disprezzo d'ogni cosa. Vedevisi la pietà di molti, aiutandosi l'un

               l'altro tirarsi al sommo d'un sasso cercando scampo. Tra' quali vi è
               uno che abracciato un mezzo morto, cerca il più che può di camparlo,
               che la natura non lo mostra meglio. Non si può dir quanto sia bene
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