Page 1726 - Giorgio Vasari
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impresa a risolversi di volere pigliare aiuto, e mandato a Fiorenza per
uomini e deliberato mostrare in tal cosa che quei che prima
v'avevano dipinto dovevano essere prigioni delle fatiche sue, volse
ancora mostrare agli artefici moderni come si disegna e dipigne.
Laonde il suggetto della cosa lo spinse a andare tanto alto per la
fama e per la salute dell'arte, che cominciò e finì i cartoni, e quella
volendo poi colorire a fresco e non avendo fatto più, vennero da
Fiorenza in Roma alcuni amici suoi pittori, perché a tal cosa gli
porgessero aiuto et ancora per vedere il modo del lavorare a fresco
da loro, nel qual v'erano alcuni pratichi, fra i quali furono il Granaccio,
Giulian Bugiardini, Iacopo di Sandro, l'Indaco vecchio, Agnolo di
Domenico et Aristotile, e dato principio all'opera, fece loro cominciare
alcune cose per saggio. Ma veduto le fatiche loro molto lontane dal
desiderio suo e non sodisfacendogli, una mattina si risolse gettare a
terra ogni cosa che avevano fatto. E rinchiusosi nella cappella non
volse mai aprir loro, né manco in casa, dove era, da essi si lasciò
vedere. E così da la beffa, la quale pareva loro che troppo durasse,
presero partito, e con vergogna se ne tornarono a Fiorenza. Laonde
Michelagnolo, preso ordine di far da sé tutta quella opera, a
bonissimo termine la ridusse con ogni sollecitudine di fatica e di
studio; né mai si lasciava vedere per non dare cagione che tal cosa
s'avesse a mostrare; onde negli animi delle genti nasceva ogni dì
maggior desiderio di vederla.
Era papa Giulio molto desideroso di vedere le imprese che e' faceva,
per il che di questa che gli era nascosa venne in grandissimo
desiderio; onde volse un giorno andare a vederla e non gli fu aperto,
ché Michelagnolo non averebbe voluto mostrarla. Per la qual cosa
nacque il disordine, come s'è ragionato, che s'ebbe a partire di Roma,
non volendo mostrarla al Papa; che secondo che io intesi da lui per
chiarir questo dubbio, quando e' ne fu condotta il terzo, la gli
cominciò a levare certe muffe traendo tramontano una invernata. Ciò
fu cagione che la calce di Roma, per essere bianca fatta di trevertino,
non secca così presto, e mescolata con la pozzolana, che è di color
tanè, fa una mestica scura, e quando l'è liquida, aquosa, e che 'l
muro è bagnato bene, fiorisce spesso nel seccarsi; dove che in molti