Page 173 - Giorgio Vasari
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Archiepiscopi  Pisani,  et  Domini  Terlatti  potestatis,  Operario  Orlando

               Sardella, Ioanne magistro aedificante.

               Finita  quest'opera,  l'anno  medesimo  1283  andò  Giovanni  a  Napoli,
               dove per lo re Carlo fece il Castel Nuovo di Napoli; e per allargarsi e
               farlo  più  forte,  fu  forzato  a  rovinare  molte  case  e  chiese,  e
               particolarmente un convento di frati di S. Francesco, che poi fu rifatto

               maggiore  e  più  magnifico  assai  che  non  era  prima,  lontano  dal
               castello e col titolo di Santa Maria della Nuova.

               Le  quali  fabriche  cominciate  e  tirate  assai  bene  inanzi,  si  partì
               Giovanni  di  Napoli  per  tornarsene  in  Toscana;  ma  giunto  a  Siena,
               senza esser lasciato passare più oltre, gli fu fatto fare il modello della
               facciata del Duomo di quella città, e poi con esso fu fatta la detta

               facciata ricca e magnifica molto.

               L'anno  poi  1286,  fabbricandosi  il  Vescovado  d'Arezzo  col  disegno  di
               Margaritone  architetto  aretino,  fu  condotto  da  Siena  in  Arezzo
               Giovanni da Guglielmino Ubertini vescovo di quella città, dove fece di
               marmo la tavola dell'altar maggiore, tutta piena d'intagli di figure, di

               fogliami  et  altri  ornamenti,  scompartendo  per  tutta  l'opera  alcune
               cose  di  musaico  sottile  e  smalti  posti  sopra  piastre  d'argento
               commesse nel marmo con molta diligenza. Nel mezzo è una Nostra
               Donna col Figliuolo in collo, e dall'uno de' lati S. Gregorio papa (il cui

               volto è il ritratto al naturale di papa Onorio Quarto) e dall'altro un S.
               Donato vescovo di quella città e protettore, il cui corpo con quelli di
               S.  Antilia  e  d'altri  Santi  è  sotto  l'istesso  altare  riposto.  E  perché  il
               detto altare è isolato, intorno e dagli lati sono storie picciole di basso

               rilievo  della  vita  di  S.  Donato,  et  il  finimento  di  tutta  l'opera  sono
               alcuni  tabernacoli  pieni  di  figure  tonde  di  marmo,  lavorate  molto
               sottilmente. Nel petto della Madonna detta, è la forma d'un castone
               d'oro,  dentro  al  quale,  secondo  che  si  dice,  erano  gioie  di  molta

               valuta, le quali sono state per le guerre, come si crede, dai soldati, -
               che  non  hanno  molte  volte  né  anco  rispetto  al  Santissimo
               Sagramento - portate via insieme con alcune figurine tonde che erano
               in cima e intorno a quell'opera: nella quale tutta spesero gl'Aretini,

               secondo  che  si  truova  in  alcuni  ricordi,  trentamilia  fiorini  d'oro.  Né
               paia  ciò  gran  fatto,  perciò  che  ella  fu  in  quel  tempo  cosa  quanto
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