Page 1720 - Giorgio Vasari
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onoratamente le adoperava. Su' canti della prima cornice andava
quattro figure grandi: la Vita attiva e la contemplativa, e S. Paulo e
Moisè. Ascendeva l'opera sopra la cornice in gradi diminuendo con un
fregio di storie di bronzo e con altre figure e putti et ornamenti a
torno, e sopra era per fine due figure, che una era il Cielo, che
ridendo sosteneva in sulle spalle una bara insieme con Cibele dea
della terra, [e] pareva che si dolessi che ella rimanessi al mondo
priva d'ogni virtù per la morte di questo uomo, et il Cielo pareva che
ridessi che l'anima sua era passata alla gloria celeste. Era
accomodato che s'entrava et usciva per le teste della quadratura
dell'opera nel mezzo delle nicchie, e drento era caminando a uso di
tempio in forma ovale, nel quale aveva nel mezzo la cassa, dove
aveva a porsi il corpo morto di quel Papa; e finalmente vi andava in
tutta quest'opera quaranta statue di marmo senza l'altre storie, putti
et ornamenti e tutte intagliate le cornici e gli altri membri dell'opera
d'architettura. Et ordinò Michelagnolo per più facilità che una parte
de' marmi gli fussin portati a Fiorenza, dove egli disegnava tal volta
farvi la state per fuggire la mala aria di Roma, dove in più pezzi ne
condusse di quest'opera una faccia di tutto punto, e di suo mano finì
in Roma due prigioni a fatto cosa divina, et altre statue che non s'è
mai visto meglio, che non si messono altrimenti in opera (ché furono
da lui donati detti prigioni al signor Ruberto Strozzi per trovarsi
Michelagnolo malato in casa sua, che furono mandati poi a donare al
re Francesco, e' quali sono oggi a Cevan in Francia); et otto statue
abozzò in Roma parimente, et a Fiorenza ne abozzò cinque, e finì una
Vittoria con un prigion sotto, qual sono oggi appresso del duca
Cosimo, stati donati da Lionardo suo nipote a sua eccellenza, che la
Vittoria l'ha messa nella sala grande del suo palazzo, dipinta dal
Vasari. Finì il Moisè di cinque braccia di marmo, alla quale statua non
sarà mai cosa moderna alcuna che possa arrivare di bellezza, e delle
antiche ancora si può dire il medesimo, avvenga che egli con
gravissima attitudine sedendo, posa un braccio in sulle tavole che egli
tiene con una mano, e con l'altra si tiene la barba, la quale nel
marmo svellata e lunga è condotta di sorte, che i capegli, dove ha
tanta dificultà la scultura, son condotti sottilissimamente piumosi,