Page 1704 - Giorgio Vasari
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di  onesta  e  nobile  donna,  l'anno  1474  a  Lodovico  di  Lionardo
               Buonarruoti Simoni, disceso, secondo che si dice, della nobilissima et
               antichissima famiglia de' conti di Canossa. Al quale Lodovico, essendo
               podestà quell'anno del castello di Chiusi e Caprese, vicino al Sasso
               della Vernia, dove San Francesco ricevé le stimate, diocesi aretina,

               nacque  dico  un  figliuolo  il  sesto  dì  di  marzo,  la  domenica,  intorno
               all'otto  ore  di  notte,  al  quale  pose  nome  Michelagnolo,  perché  non
               pensando  più  oltre,  spirato  da  un  che  di  sopra  volse  inferire  costui

               essere cosa celeste e divina, oltre all'uso mortale, come si vidde poi
               nelle figure della natività sua, avendo Mercurio, e Venere in seconda,
               nella casa di Giove, con aspetto benigno ricevuto, il che mostrava che
               si  doveva  vedere  ne'  fatti  di  costui,  per  arte  di  mano  e  d'ingegno,
               opere  maravigliose  e  stupende.  Finito  l'uffizio  della  podesteria,

               Lodovico se ne tornò a Fiorenza, e nella villa di Settignano, vicino alla
               città tre miglia, dove egli aveva un podere de' suoi passati (il qual
               luogo è copioso di sassi e per tutto pieno di cave di macigni, che son

               lavorati  di  continovo  da  scarpellini  e  scultori,  che  nascono  in  quel
               luogo la maggior parte), fu dato da Lodovico Michelagnolo a balia in
               quella  villa  alla  moglie  d'uno  scarpellino.  Onde  Michelagnolo
               ragionando  col  Vasari  una  volta  per  ischerzo  disse:  "Giorgio,  si'  ho
               nulla di buono nell'ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità

               dell'aria  del  vostro  paese  d'Arezzo,  così  come  anche  tirai  dal  latte
               della mia balia gli scarpegli e 'l mazzuolo con che io fo le figure".

               Crebbe col tempo in figliuoli assai Lodovico, et essendo male agiato e
               con  poche  entrate,  andò  accomodando  all'Arte  della  Lana  e  Seta  i
               figliuoli, e Michelagnolo, che era già cresciuto, fu posto con maestro

               Francesco da Urbino alla scuola di gramatica; e perché l'ingegno suo
               lo tirava al dilettarsi del disegno, tutto il tempo che poteva mettere di
               nascoso lo consumava nel disegnare, essendo per ciò e dal padre e
               da' suoi maggiori gridato e tal volta battuto, stimando forse che lo

               attendere a quella virtù non conosciuta da loro, fussi cosa bassa e
               non  degna  della  antica  casa  loro.  Aveva  in  questo  tempo  preso
               Michelagnolo  amicizia  con  Francesco  Granacci,  il  quale  anche  egli
               giovane  si  era  posto  appresso  a  Domenico  del  Grillandaio  per

               imparare l'arte della pittura, là dove amando il Granacci Michelagnolo
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