Page 1701 - Giorgio Vasari
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fronte in sulla cornice di sopra, guardando in giù, ma è ben vero che
chi lo mira a questo modo lo vede volto a contrario di quello che è
nello specchio, il quale ritratto, dico, non si vede, se non mirandolo
come di sopra, perché è dipinto sopra ventotto gradini sottilissimi,
che non si veggiono, i quali sono fra riga e riga dell'infrascritte parole,
nelle quali, oltre al significato loro ordinario, si legge, guardando i
capiversi d'ambidue gl'estremi, alcune lettere alquante maggiori
dell'altre, e nel mezzo: HENRICUS VALESIUS, DEI GRATIA, GALLORUM
REX INVICTISSIMUS. Ma è ben vero che Messer Alessandro Taddei
romano, segretario di detto cardinale, e don Silvano Razzi, mio
amicissimo, i quali mi hanno di questo quadro e di molte altre cose
dato notizia, non sanno di chi sia mano, ma solamente che fu donato
dal detto re Enrico al cardinale Caraffa quando fu in Francia, e poi dal
Caraffa al detto illustrissimo di Monte, che lo tenne come cosa
rarissima, che è veramente. Le parole adunque, che sono dipinte nel
quadro e che sole in esso si veggiono da chi lo guarda alla sua veduta
ordinaria e come si guardano l'altre pitture, sono queste:
HEUS TU QUID VIDES NIL UT REOR
NISI LUNAM CRESCENTEM ET E
REGIONE POSITAM QUAE, EX
INTERVALLO, GRADATIM UTI
CRESCIT, NOS ADMONET UT IN
UNA SPE FIDE ET CHARITATE TV
SIMUL ET EGO ILLUMINATI
VERBO DEI CRESCAMUS, DONEC
AB EIUSDEM GRATIA FIAT
LUX IN NOBIS AMPLISSIMA QUI
EST AETERNUS ILLE DATOR LUCIS
IN QUO ET A QUO MORTALES OMNES
VERAM LUCEM RECIPERE SI