Page 1696 - Giorgio Vasari
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didentro,  che  sono  nella  volta  i  quattro  peducci,  e  cominciando  da

               quello che è sopra 'l letto, che viene a essere tra la facciata sinistra e
               quella  da'  piè,  faccisi  il  Sonno,  e  per  figurare  lui  bisogna  prima
               figurare la sua casa. Ovidio la pone in Lenno e ne' Cimerii, Omero nel
               mare Egeo, Stazio appresso alli Etiopi, l'Ariosto nell'Arabia; dovunque

               si sia, basta che si finga un monte, qual se ne può imaginare uno,
               dove  siano  sempre  tenebre  e  non  mai  sole;  a'  piè  di  esso  una
               concavità  profonda,  per  dove  passi  un'acqua  come  morta,  per

               mostrare che non mormori, e sia di color fosco, perciò che la fanno un
               ramo di Lete; dentro questa concavità sia un letto, il quale fingendo
               d'essere  d'ebano,  sarà  di  color  nero  e  di  neri  panni  si  cuopra.  In
               questo  sia  collocato  il  Sonno,  un  giovane  di  tutta  bellezza,  perché
               bellissimo e placidissimo lo fanno, ignudo secondo alcuni, e secondo

               alcuni  altri  vestito  di  due  vesti,  una  bianca  di  sopra,  l'altra  nera  di
               sotto, con l'ali in sugl'omeri, e secondo Stazio ancora nella cima del
               capo. Tenga sotto il braccio un corno, che mostri rovesciare sopra 'l

               letto  un  liquore  livido  per  denotare  oblivione,  ancora  che  altri  lo
               facciano  pieno  di  frutti;  in  una  mano  abbi  la  verga,  nell'altra  tre
               vesciche  di  papavero;  dorma  come  infermo,  col  capo  e  con  le
               membra languide e come abandonato nel dormire; d'intorno al suo
               letto si vegga Morfeo, Icalo e Fantaso e gran quantità di Sogni, che

               tutti questi sono suoi figliuoli. I Sogni siano certe figurette alate di
               bell'aspetto,  altre  di  brutto,  come  quelli  che  parte  dilettano  e
               spaventano; abbiano l'ali ancor essi et i piedi storti come instabili et

               incerti, che se ne volino e si girino intorno a lui, facendo come una
               rappresentazione  con  trasformarsi  in  cose  possibili  et  impossibili.
               Morfeo è chiamato da Ovidio artefice e fingitore di figure, e però lo
               farei  in  atto  di  figurare  maschere  di  variati  mostacci,  ponendone
               alcune di esse a' piedi; Icalo dicano che si trasforma esso stesso in

               più forme, e questo figurerei per modo, che nel tutto paresse uomo
               et avesse parti di fiera, di uccello, di serpente come Ovidio medesimo
               lo  descrive;  Fantaso  vogliano  che  si  trasmuti  in  diverse  cose

               insensate, e questo si puole rappresentare ancora, con le parole di
               Ovidio, parte di sasso, parte d'acqua, parte di legno. Fingasi che in
               questo luogo siano due porte, una di avorio onde escano i sogni falsi,
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