Page 1691 - Giorgio Vasari
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scosse  dal  vento  e  faccino  pieghe  e  svolazzi.  Le  braccia  vogliono
               essere ignude ancor esse d'incarnagione pur di rose; negl'omeri gli si
               facciano l'ali di varii colori, in testa una corona di rose, nelle mani gli
               si  ponga  una  lampada,  o  una  facella  accesa,  o  vero  gli  si  mandi
               avanti un amore che porti una face et un altro dopo, che con un'altra

               svegli Titone; sia posta a sedere in una sedia indorata, sopra un carro
               simile, tirato o da un Pegaso alato o da dua cavalli, che nell'un modo
               e nell'altro si dipigne. I colori de' cavalli siano dell'uno splendente in

               bianco, dell'altro splendente in rosso per denotargli secondo i nomi
               che  Omero  dà  loro  di  Lampo  e  di  Fetonte;  facciasi  sorgere  da  una
               marina  tranquilla,  che  mostri  di  esser  crespa,  luminosa  e  brillante.
               Dietro nella facciata gli si facci dal corno destro Titone suo marito, e
               dal sinistro Cefalo suo innamorato; Titone sia un vecchio tutto canuto

               sopra un letto ranciato, o veramente in una culla, secondo quelli che
               per la gran vecchiaia lo fanno rimbambito, e facciasi in attitudine di
               tenerla  o  di  vagheggiarla  o  di  sospirarla,  come  la  sua  partita  gli

               rincresce; Cefalo un giovane bellissimo vestito di un farsetto soccinto
               nel mezzo, con i sua usattini in piedi, con il dardo in mano, che abbi il
               ferro  inorato,  con  un  cane  a  lato  in  modo  di  entrare  in  un  bosco,
               come  non  curante  di  lei  per  l'amore  che  porta  alla  sua  Procri.  Tra
               Cefalo  e  Titone,  nel  vano  del  finestrone  dietro  l'Aurora,  si  faccino

               spontare  alcuni  pochi  razzi  di  sole  di  splendore  più  vivo  di  quel
               dell'Aurora, ma che sia poi impedito, che non si vegga, da una gran
               donna, che li si pari dinanzi. Questa donna sarà la Vigilanza e vuol

               esser  così  fatta,  che  paia  illuminata  dietro  alle  spalle  dal  sole  che
               nasce  e  che  ella  per  prevenirlo  si  cacci  dentro  alla  camera  per  il
               finestrone  che  si  è  detto;  la  sua  forma  sia  d'una  donna  alta,
               splendida,  valorosa,  con  gl'occhi  bene  aperti,  con  le  ciglia  ben
               inarcate, vestita di velo trasparente fino ai piedi, succinta nel mezzo

               della  persona,  con  una  mano  si  appoggi  a  un'asta  e  con  l'altra
               raccolga una falda di gonna, stia ferma sul piè destro, e tenendo il
               piè  sinistro  sospeso,  mostri  da  un  canto  di  posar  saldamente  e

               dall'altro di avere pronti i passi; alzi il capo a mirare l'Aurora e paia
               sdegnata che ella si sia levata prima di lei; porti in testa una celata
               con un gallo suvi, il qual dimostri di battere l'ali e di cantare; e tutto
               questo dietro l'Aurora; ma davanti a lei nel cielo dello sfondato farei
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