Page 1677 - Giorgio Vasari
P. 1677

va  a  perdita  manifesta.  Conobbe  adunque  il  cardinale  Sant'Agnolo,
               uomo  veramente  di  sommo  giudizio  in  tutte  le  cose  e  di  somma
               bontà, quanto aveva perduto nella morte del Salviati; imperò che, se
               bene  era  superbo,  altiero  e  di  mala  natura,  era  nelle  cose  della
               pittura  veramente  eccellentissimo.  Ma  tuttavia  essendo  mancati  in

               Roma i più eccellenti si risolvé quel signore, non ci essendo altri, di
               dare a dipignere la sala maggiore di quel palazzo a Taddeo, il quale
               la prese volentieri, con speranza di avere a mostrare con ogni sforzo

               quanta fusse la virtù e saper suo. Aveva già Lorenzo Pucci fiorentino
               cardinal Santiquattro fatta fare nella Trinità una capella e dipignere
               da Perino del Vaga tutta la volta, e fuori certi Profeti, con due putti
               che tenevano l'arme di quel cardinale. Ma essendo rimasa imperfetta
               e mancando a dipignersi tre facciate, morto il cardinale, que' padri

               senza aver rispetto al giusto e ragionevole, venderono all'arcivescovo
               di  Corfù  la  detta  capella,  che  fu  poi  data  dal  detto  Arcivescovo  a
               dipignere a Taddeo. Ma quando pure per qualche cagione e rispetto

               della  chiesa  fusse  stato  ben  fatto  trovar  modi  di  finire  la  capella,
               dovevano, almeno in quella parte che era fatta, non consentire che si
               levasse l'arme del Cardinale per farvi quella del detto Arcivescovo, la
               quale  potevano  mettere  in  altro  luogo  e  non  far  ingiuria  così
               manifesta  alla  buona  mente  di  quel  Cardinale.  Per  aversi  dunque

               Taddeo tant'opere alle mani, ogni dì sollecitava Federigo a tornarsene
               da Venezia, il quale Federigo, dopo aver finita la capella del patriarca,
               era  in  pratica  di  tòrre  a  dipignere  la  facciata  principale  della  sala

               grande del consiglio, dove già dipinse Antonio Viniziano. Ma le gare e
               le  contrarietà  che  ebbe  dai  pittori  veniziani  furno  cagione  che  non
               l'ebbero né essi con tanti lor favori, né egli parimente. In quel mentre
               Taddeo,  avendo  disiderio  di  vedere  Fiorenza  e  le  molte  opere  che
               intendeva  avere  fatto  e  fare  tuttavia  il  duca  Cosimo  et  il  principio

               della  sala  grande  che  faceva  Giorgio  Vasari  amico  suo,  mostrando
               una volta d'andare a Caprarola in servizio dell'opera che vi faceva, se
               ne venne, per un San Giovanni, a Fiorenza, in compagnia di Tiberio

               Calcagni, giovane scultore et architetto fiorentino, dove oltre la città
               gli piacquero infinitamente l'opere di tanti scultori e pittori eccellenti,
               così antichi come moderni; e se non avesse avuto tanti carichi e tante
               opere  alle  mani,  vi  si  sarebbe  volentieri  trattenuto  qualche  mese.
   1672   1673   1674   1675   1676   1677   1678   1679   1680   1681   1682