Page 1676 - Giorgio Vasari
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Per la partita dunque di Federigo, seguitò Taddeo di lavorare a fresco
               tutta  quella  state  nella  capella  di  San  Marcello,  per  la  quale  fece
               finalmente nella tavola a olio la conversione di San Paolo; nella quale
               si vede fatto con bella maniera quel Santo cascato da cavallo, e tutto
               sbalordito dallo splendore e dalla voce di Gesù Cristo, il quale figurò

               in  una  gloria  d'Angeli,  in  atto  a  punto  che  pare  che  dica:  "Saulo,
               Saulo, perché mi perseguiti?"; sono similmente spaventati e stanno
               come  insensati  e  stupidi  tutti  i  suoi,  che  gli  stanno  d'intorno.  Nella

               volta dipinse a fresco dentro a certi ornamenti di stucco tre storie del
               medesimo Santo: in una quando, essendo menato prigione a Roma,
               sbarca nell'isola di Malta, dove si vede che nel far fuoco se gl'aventa
               una vipera alla mano per morderlo, mentre in diverse maniere stanno
               alcuni marinari quasi nudi d'intorno alla barca; in un'altra è quando

               cascando dalla finestra uno giovane, è presentato a San Paolo, che in
               virtù di Dio lo risuscita; e nella terza è la decollazione e morte di esso
               Santo.  Nelle  facce  da  basso  sono,  similmente  a  fresco,  due  storie

               grandi: in una San Paolo che guarisce uno stropiato delle gambe, e
               nell'altra  una  disputa  dove  fa  rimanere  cieco  un  mago,  che  l'una  e
               l'altra sono veramente bellissime. Ma quest'opera essendo per la sua
               morte  rimasa  imperfetta,  l'ha  finita  Federigo  questo  anno  e  si  è
               scoperta  con  molta  sua  lode.  Fece  nel  medesimo  tempo  Taddeo

               alcuni quadri a olio, che dall'ambasciatore di quel re furono mandati
               in Francia.

               Essendo  rimaso  imperfetto  per  la  morte  del  Salviati  il  salotto  del
               palazzo de' Farnesi, cioè mancando due storie nell'entrata, dirimpetto
               al  finestrone,  le  diede  a  fare  il  cardinale  Sant'Agnolo  Farnese  a

               Taddeo,  che  le  condusse  molto  bene  a  fine,  ma  non  però  passò
               Francesco,  né  anco  l'arrivò,  nell'opere  fatte  da  lui  nella  medesima
               stanza,  come  alcuni  maligni  et  invidiosi  erano  andati  dicendo  per
               Roma,  per  diminuire  con  false  calumnie  la  gloria  del  Salviati.  E  se

               bene Taddeo si difendeva con dire che aveva fatto fare il tutto a' suoi
               garzoni e che non era in quell'opera di sua mano se non il disegno e
               poche altre cose, non furono cotali scuse accettate, perciò che non si
               deve  nelle  concorrenzie,  da  chi  vuole  alcuno  superare,  mettere  in

               mano il valore della sua virtù e fidarlo a persone deboli, però che si
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