Page 1678 - Giorgio Vasari
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Avendo dunque veduto l'apparecchio del Vasari per la detta sala, cioè
quarantaquattro quadri grandi, di braccia quattro, sei, sette e dieci
l'uno, nei quali lavorava figure per la maggior parte di sei et otto
braccia, e con l'aiuto solo di Giovanni Strada fiamingo et Iacopo
Zucchi, suoi creati, e Battista Naldini, e tutto essere stato condotto in
meno d'un anno, n'ebbe grandissimo piacere e prese grand'animo;
onde, ritornato a Roma, messe mano alla detta capella della Trinità,
con animo d'avere a vincere se stesso nelle storie che vi andavano di
Nostra Donna, come si dirà poco appresso.
Ora Federigo, se bene era sollecitato a tornarsene da Vinezia, non
poté non compiacere e non starsi quel carnovale in quella città in
compagnia d'Andrea Palladio architetto, il quale avendo fatto alli
signori della Compagnia della Calza un mezzo teatro di legname, a
uso di colosseo, nel quale si aveva da recitare una tragedia, fece fare
nell'apparato a Federigo dodici storie grandi, di sette piedi e mezzo
l'una per ogni verso, con altre infinite cose de' fatti d'Ircano, re di
Ierusalem, secondo il soggetto della tragedia; nella quale opera
acquistò Federigo onore assai per la bontà di quella e prestezza con
la quale la condusse. Dopo, andando il Palladio a fondare nel Friuli il
palazzo di Civitale, di cui aveva già fatto il modello, Federigo andò
con esso lui per vedere quel paese, nel quale disegnò molte cose che
gli piacquero. Poi, avendo veduto molte cose in Verona et in molte
altre città di Lombardia, se ne venne finalmente a Firenze, quando a
punto si facevano ricchissimi apparati e maravigliosi per la venuta
della reina Giovanna d'Austria. Dove arrivato, fece, come volle il
signore Duca, in una grandissima tela, che copriva la scena in testa
della sala, una bellissima e capricciosa caccia di colori et alcune storie
di chiaro scuro per un arco, che piacquero infinitamente. Da Firenze
andato a Sant'Agnolo a rivedere gli amici e' parenti, arrivò finalmente
in Roma alli sedici del vegnente genaio, ma fu di poco soccorso in
quel tempo a Taddeo: perciò che la morte di papa Pio Quarto, e poi
quella del cardinal Sant'Agnolo, interroppero l'opera della sala de' re
e quella del palazzo de' Farnesi, onde Taddeo, che aveva finito un
altro appartamento di stanze a Caprarola e quasi condotto a fine la
capella di San Marcello, attendeva all'opera della Trinità con molta