Page 1670 - Giorgio Vasari
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fratello,  che  si  portò  benissimo.  Dipinse  poi  a  Messer  Stefano  del
               Bufalo,  al  suo  giardino  dalla  fontana  di  Trievi,  in  fresco  le  Muse
               d'intorno  al  fonte  Castalio  et  il  monte  di  Parnaso,  che  fu  tenuta
               bell'opera.

               Avendo gl'Operai della Madonna d'Orvieto, come s'è detto nella vita
               di Simone Mosca, fatto fare nelle navate della chiesa alcune capelle

               con  ornamenti  di  marmi  e  stucchi,  e  fatto  fare  alcune  tavole  a
               Girolamo Mosciano da Brescia, per mezzo d'amici, udita la fama di lui,
               condussero Taddeo, che menò seco Federigo, a Orvieto; dove, messo
               mano  a  lavorare,  condusse  nella  faccia  d'una  di  dette  capelle  due

               figurone grandi, una per la Vita Attiva e l'altra per la Contemplativa,
               che furono tirate via con una pratica molto sicura, nella maniera che
               faceva  le  cose,  che  molto  non  studiava.  E  mentre  che  Taddeo
               lavorava  queste,  dipinse  Federigo  nella  nicchia  della  medesima

               capella  tre  storiette  di  San  Paolo;  alla  fine  delle  quali,  essendo
               amalati amendue, si partirono, promettendo di tornare al settembre;
               e Taddeo se ne tornò a Roma, e Federigo a Sant'Agnolo con un poco
               di febbre, la quale passatagli, in capo a due mesi tornò anch'egli a

               Roma. Dove la settimana santa vegnente, nella Compagnia di Santa
               Agata  de'  fiorentini,  che  è  dietro  a  Banchi,  dipinsero  ambidue  in
               quattro  giorni  per  un  ricco  apparato,  che  fu  fatto  per  lo  giovedì  e
               venerdì  santo,  di  storie  di  chiaro  scuro,  tutta  la  Passione  di  Cristo

               nella  volta  e  nicchia  di  quello  oratorio,  con  alcuni  Profeti  et  altre
               pitture, che feciono stupire chiunche le vide.

               Avendo poi Alessandro cardinale Farnese condotto a buon termine il
               suo palazzo di Caprarola con architettura del Vignola, di cui si parlerà
               poco  appresso,  lo  diede  a  dipignere  tutto  a  Taddeo,  con  queste
               condizioni, che non volendosi Taddeo privare degl'altri suoi lavori di

               Roma, fusse obligato a fare tutti i disegni, cartoni, ordini e partimenti
               dell'opere, che in quel luogo si avevano a fare, di pitture e di stucchi,
               che gli uomini i quali avevano a mettere in opera fussono a volontà di
               Taddeo,  ma  pagati  dal  cardinale,  che  Taddeo  fosse  obligato  a

               lavorarvi egli stesso due o tre mesi dell'anno, et ad andarvi quante
               volte bisognava a vedere come le cose passavano e ritoccare quelle
               che non istessono a suo modo. Per le quali tutte fatiche gli ordinò il
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