Page 1664 - Giorgio Vasari
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Sore nel principio dell'Abruzzo una chiesa a fresco per la capella di
               Santa Maria, prese in suo aiuto Taddeo conducendolo a Vitto. Nel che
               fare, se bene Daniello non era il migliore pittore del mondo, aveva
               nondimeno per l'età e per avere veduto il modo di fare del Coreggio e
               del  Parmigiano,  e  con  che  morbidezza  conducevano  le  loro  opere,

               tanta pratica, che mostrandola a Taddeo et insegnandogli, gli fu di
               grandissimo  giovamento  con  le  parole,  non  altrimenti  che  un  altro
               arebbe fatto con l'operare. Fece Taddeo in quest'opera, che aveva la

               volta a croce, i quattro Evangelisti, due Sibille, duoi Profeti e quattro
               storie non molto grandi di Iesù Cristo e della Vergine sua madre.

               Ritornato poi a Roma, ragionando Messer Iacopo Mattei gentiluomo
               romano con Francesco Sant'Agnolo di volere fare dipignere di chiaro
               scuro la facciata d'una sua casa, gli mise inanzi Taddeo, ma perché
               pareva troppo giovane a quel gentiluomo, gli disse Francesco che ne

               facesse prova in due storie, e che quelle non riuscendo, si sarebbono
               potute  gettare  per  terra,  e  riuscendo  arebbe  seguitato.  Avendo
               dunque Taddeo messo mano all'opera, riuscirno sì fatte le due prime
               storie, che ne restò Messer Iacopo non pure sodisfatto, ma stupido;

               onde avendo finita quell'opera l'anno 1548, fu sommamente da tutta
               Roma lodata e con molta ragione. Perciò che dopo Pulidoro, Maturino,
               Vincenzo  da  San  Gimignano  e  Baldassarre  da  Siena,  niuno  era  in
               simili opere arrivato a quel segno che aveva fatto Taddeo, giovane

               allora  di  diciotto  anni;  l'istorie  della  quale  opera  si  possono
               comprendere da queste inscrizzioni, che sono sotto ciascuna de' fatti
               di  Furio  Camillo;  la  prima  dunque  è  questa:  TUSCULANI,  PACE
               CONSTANTI,  VIM  ROMANAM  ARCENT;  la  seconda;  M[ARCUS]

               F[URIUS)  C[AMILLUS]  SIGNIFERUM  SECUM  IN  HOSTEM  RAPIT;  la
               terza:  M[ARCO]  F[URIO]  C[AMILLO]  AUCTORE  INCENSA  URBS
               RESTITUITUR;            la    quarta:       M[ARCUS]          F[URIUS)        C[AMILLUS]
               PACTIONIBUS  TURBATIS  PRAELIUM  GALLIS  NUNCIAT;  la  quinta:

               M[ARCUS]  F[URIUS]  C[AMILLUS)  PRODITOREM  VINCTUM  FALERIO
               REDUCENDUM  TRADIT;  la  sesta:  MATRONALIS  AURI  COLLATIONE,
               VOTUM  APOLLINI  SOLVITUR;  la  settima:  M[ARCUS]  F[URIUS]
               C[AMILLUS]  IUNONI  REGINAE  TEMPLUM  IN  AVENTINO  DEDICAT;

               l'ottava: SIGNUM IUNONIS REGINAE A VEIIS ROMAM TRANSFERTUR;
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