Page 1658 - Giorgio Vasari
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Caterina de' Medici reina, essendo rimasa reggente in quel regno, per

               fare al detto suo morto marito alcuna onorata memoria, commise che
               il  detto  Ruberto  fusse  col  Buonarroto  e  facesse  che  in  ciò  il  suo
               disiderio avesse compimento; onde, giunto egli a Roma, parlò di ciò
               lungamente  con  Michelagnolo,  il  quale  non  potendo,  per  essere

               vecchio, tòrre sopra di sé quell'impresa, consigliò il signor Ruberto a
               darla  a  Daniello,  al  quale  egli  non  mancarebbe  né  d'aiuto  né  di
               consiglio  in  tutto  quello  potesse.  Della  quale  offerta  facendo  gran

               conto lo Strozzi, poi che si fu maturamente considerato quello fusse
               da  farsi,  fu  risoluto  che  Daniello  facesse  un  cavallo  di  bronzo  tutto
               d'un  pezzo,  alto  palmi  venti  dalla  testa  insino  a'  piedi  e  lungo
               quaranta incirca, e che sopra quello poi si ponesse la statua di esso
               re  Arrigo  armato  e  similmente  di  bronzo.  Avendo  dunque  fatto

               Daniello  un  modelletto  di  terra  secondo  il  consiglio  e  giudizio  di
               Michelagnolo,  il  quale  molto  piacque  al  signor  Ruberto,  fu  scritto  il
               tutto in Francia et in ultimo convenuto fra lui e Daniello del modo di

               condurre quell'opera, del tempo, del prezzo e d'ogni altra cosa; per
               che,  messa  Daniello  mano  al  cavallo  con  molto  studio,  lo  fece  di
               terra, senza fare mai altro, come aveva da essere interamente. Poi,
               fatta  la  forma,  si  andava  apparecchiando  a  gettarlo,  e  da  molti
               fonditori,  in  opera  di  tanta  importanza,  pigliava  parere  d'intorno  al

               modo  che  dovesse  tenere  perché  venisse  ben  fatta,  quando  Pio
               Quarto, dopo la morte di Paolo stato creato pontefice, fece intendere
               a  Daniello  volere  -  come  si  è  detto  nella  vita  del  Salviati  -  che  si

               finisse l'opera della sala de' re e che perciò si lasciasse indietro ogni
               altra cosa; al che rispondendo Daniello, disse essere occupatissimo et
               ubligato alla reina di Francia, ma che farebbe i cartoni e la farebbe
               tirare inanzi a' suoi giovani, e che oltre ciò farebbe anch'egli la parte
               sua.  La  quale  risposta  non  piacendo  al  Papa,  andò  pensando  di

               allogare il tutto al Salviati, onde Daniello, ingelosito, fece tanto col
               mezzo del cardinale di Carpi e di Michelagnolo, che a lui fu data a
               dipignere la metà di detta sala e l'altra metà, come abbiamo detto, al

               Salviati,  nonostante  che  Daniello  facesse  ogni  possibile  opera
               d'averla  tutta,  per  andarsi  tranquillando  senza  concorrenza,  a  suo
               commodo. Ma in ultimo la cosa di questo lavoro fu guidata in modo,
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