Page 1656 - Giorgio Vasari
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suo architetto, fu ordinato che in quell'opera, la quale si conduceva
               tutta  di  trevertino  a  uso  d'arco  trionfale  magnifico  e  sontuoso,  si
               ponessero  nelle  nicchie  cinque  statue  di  braccia  quattro  e  mezzo
               l'una;  per  che,  essendo  ad  altri  state  allogate  l'altre,  a  Daniello  fu
               dato a fare un Angelo Michele. Avendo intanto monsignor Giovanni

               Riccio  cardinale  di  Monte  Pulciano  deliberato  di  fare  una  capella  in
               San Pietro a Montorio, dirimpetto a quella che aveva papa Giulio fatta
               fare  con  ordine  di  Giorgio  Vasari,  et  allogata  la  tavola,  le  storie  in

               fresco  e  le  statue  di  marmo  che  vi  andavano  a  Daniello,  esso
               Daniello, già resoluto al tutto di volere abandonare la pittura e darsi
               alla scultura, se n'andò a Carrara a far cavare i marmi, così del San
               Michele come delle statue aveva da fare per la capella di Montorio,
               mediante la quale occasione, venendo a vedere Firenze e l'opere che

               il Vasari faceva in palazzo al duca Cosimo e l'altre di quella città, gli
               furono fatte da infiniti amici suoi molte carezze e particolarmente da
               esso  Vasari,  al  quale  l'aveva  per  sue  lettere  raccommandato  il

               Buonarroti.
               Dimorando adunque Daniello in Firenze e veggendo quanto il signor

               Duca  si  dilettasse  di  tutte  l'arti  del  disegno,  venne  in  disiderio
               d'accommodarsi  al  servigio  di  sua  eccellenza  illustrissima;  per  che,
               avendo adoperato molti mezzi et avendo il signor Duca a coloro che
               lo  raccomandavano  risposto  che  fusse  introdotto  dal  Vasari,  così  fu

               fatto.  Onde  Daniello  offerendosi  a  servire  sua  eccellenza
               amorevolmente, ella gli rispose che molto volentieri l'accettava e che,
               sodisfatto che egli avesse agl'oblighi ch'aveva in Roma, venisse a sua
               posta che sarebbe veduto ben volentieri. Stette Daniello tutta quella

               state in Firenze, dove l'accommodò Giorgio in una casa di Simon Botti
               suo amicissimo; là dove in detto tempo formò di gesso quasi tutte le
               figure  di  marmo  che  di  mano  di  Michelagnolo  sono  nella  sagrestia
               nuova di San Lorenzo, e fece per Michele Fuchero fiamingo una Leda

               che  fu  molto  bella  figura.  Dopo,  andato  a  Carrara  e  di  là  mandati
               marmi che voleva alla volta di Roma, tornò di nuovo a Fiorenza per
               questa cagione. Avendo Daniello menato in sua compagnia, quando a
               principio venne da Roma a Fiorenza, un suo giovane chiamato Orazio

               Pianetti, virtuoso e molto gentile, qualunche di ciò si fusse la cagione,
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