Page 1653 - Giorgio Vasari
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imperatore con tanta diligenza e bontà, che per simile cosa non si
può quasi fare meglio.
Essendo poi l'anno 1547 morto Perino del Vaga et avendo lasciata
imperfetta la sala dei re, che, come si è detto, è nel palazzo del papa
dinanzi alla capella di Sisto et alla Paulina, per mezzo di molti amici e
signori e particolarmente di Michelagnolo Buonarroti fu da papa Paolo
Terzo messo in suo luogo Daniello, con la medesima provisione che
aveva Perino, et ordinatogli che desse principio agl'ornamenti delle
facciate che s'avevano a fare di stucchi con molti ignudi tutti tondi
sopra certi frontoni. E perché quella sala rompeno sei porte grandi di
mischio, tre per banda, et una sola facciata rimane intera, fece
Daniello sopra ogni porta quasi un tabernacolo di stucco bellissimo, in
ciascuno de' quali disegnava fare di pittura uno di quei re che hanno
difesa la chiesa apostolica, e seguitare nelle facciate istorie di que' re
che con tributi o vittorie hanno beneficato la chiesa, onde in tutto
venivano a essere sei storie e sei nicchie. Dopo le quali nicchie, o
vero tabernacoli, fece Daniello con l'aiuto di molti tutto l'altro
ornamento ricchissimo di stucchi che in quella sala si vede, studiando
in un medesimo tempo i cartoni di quello che aveva disegnato far in
quel luogo di pittura. Il che fatto, diede principio a una delle storie,
ma non ne dipinse più che due braccia in circa e due di que' re ne'
tabernacoli di stucco sopra le porte, perché, ancor che fusse
sollecitato dal cardinale Farnese e dal Papa, senza pensare che la
morte suole spesse volte guastare molti disegni, mandò l'opera tanto
in lungo, che quando sopravenne la morte del Papa, l'anno 1549, non
era fatto se non quello che è detto; per che, avendosi a fare nella
sala che era piena di palchi e legnami il conclave, fu necessario
gettare ogni cosa per terra e scoprire l'opera. La quale essendo
veduta da ognuno, l'opere di stucco furono, sì come meritavano,
infinitamente lodate, ma non già tanto i due re di pittura, perciò che
pareva che in bontà non corrispondesseno all'opera della Trinità e che
egli avesse, con tanta commodità e stipendii onorati, più tosto dato a
dietro che acquistato. Essendo poi creato pontefice l'anno 1550 Giulio
Terzo, si fece inanzi Daniello con amici e con favori per avere la
medesima provisione e seguitare l'opera di quella sala, ma il Papa,