Page 1652 - Giorgio Vasari
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quali volle mostrare che essendo suoi amici Michelagnolo Buonarroti
               e  fra'  Bastiano  del  Piombo  (l'opere  de'  quali  andava  imitando,  et
               osservando  i  precetti),  se  bene  faceva  adagio  e  con  istento,
               nondimeno il suo imitare quei due uomini poteva bastare a difenderlo
               dai  morsi  degl'invidiosi  e  maligni,  la  mala  natura  de'  quali  è  forza,

               ancor che loro non paia, che si scuopra.

               In una, dico, di queste storiette fece molte figure di satiri, che a una
               stadera pesano gambe, braccia et altre membra di figure, per ridurre
               al netto quelle che sono a giusto peso e stanno bene e per dare le
               cattive  a  Michelagnolo  e  fra'  Bastiano  che  le  vanno  conferendo;

               nell'altra  è  Michelagnolo  che  si  guarda  in  uno  specchio,  di  che  il
               significato è chiarissimo. Fece similmente in due angoli dell'arco dalla
               banda di fuori due ignudi di chiaro scuro, che sono della medesima
               bontà che sono l'altre figure di quell'opera; la quale scoperta che fu

               dopo  sì  lungo  tempo,  fu  molto  lodata  e  tenuta  lavoro  bellissimo  e
               difficile  et  il  suo  maestro  eccellentissimo.  Dopo  questa  capella  gli
               fece, Alessandro cardinale Farnese in una stanza del suo palazzo, cioè
               in sul cantone, sotto uno di que' palchi ricchissimi fatti con ordine di

               maestro Antonio da San Gallo, a tre cameroni che sono in fila, fare un
               fregio di pittura bellissimo con una storia di figure per ogni faccia, che
               furono  un  trionfo  di  Bacco  bellissimo,  una  caccia  et  altre  simili  che
               molto sodisfecero a quel cardinale, il quale, oltre ciò, gli fece fare in

               più luoghi di quel fregio un liocorno in diversi modi in grembo a una
               vergine,  che  è  l'impresa  di  quella  illustrissima  famiglia.  La  quale
               opera fu cagione che quel signore, il quale è sempre stato amatore di
               tutti gl'uomini rari e virtuosi, lo favorisse sempre; e più arebbe fatto

               se Daniello non fusse stato così lungo nel suo operare. Ma di questo
               non aveva colpa Daniello poiché sì fatta era la sua natura et ingegno,
               et egli più tosto si contentava di fare poco e bene, che assai e non
               così bene. Adunque, oltre all'affezione che gli portava il cardinale, lo

               favorì  di  maniera  il  signor  Annibale  Caro  appresso  i  suoi  signori
               Farnesi,  che  sempre  l'aiutarono.  Et  a  madama  Margarita  d'Austria,
               figliuola  di  Carlo  Quinto,  nel  palazzo  de'  Medici  a  Navona,  dello
               scrittoio  del  quale  si  è  favellato  nella  vita  dell'Indaco,  in  otto  vani

               dipinse otto storiette de' fatti et opere illustri di detto Carlo Quinto
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